<strong>Il 25 aprile a Onna</strong>: la strage nazista del 1944 e le vittime del 2009

Nel paese cancellato dal sisma ricordato il doppio dolore

ONNA. Nel paese del doppio dolore il sole continua a illuminare le macerie. Un anno fa le lacrime scendevano sui volti degli abitanti di una comunità distrutta. Il rombo di macchine ed elicotteri aumentava il tormento di vite spezzate e rese provvisorie. Gli onnesi 12 mesi fa protagonisti, loro malgrado, dello spettacolo della tragedia e spettatori del Mondo che cercava di portare aiuto pur sapendo che nulla poteva consolare una storia svanita, in pochi secondi, nella polvere.

L’anno scorso a Onna, il 25 aprile, ci fu la ressa delle autorità, il discorso «storico» di Silvio Berlusconi sulla Resistenza (che lo stesso premier ha ricordato ieri nel suo messaggio televisivo per la festa della Liberazione), la toccata e fuga di politici in cerca di uno spazio in tv, meglio con le macerie sullo sfondo e i terremotati a debita distanza. La lapide, in via dei Martiri, era rimasta appesa alla casa crollata. Quella lapide ricordava e ricorda il primo dolore: quello del giugno di 66 anni fa quando l’esercito nazista in ritirata decise di cancellare quel borgo in fondo alla valle aquilana, ne stroncò le forze migliori, non si curò di uccidere tre donne e un ragazzo che era poco più che un bambino: 17 morti e quasi tutte le case distrutte.

Come le ha distrutte, il sei aprile del 2009, il terremoto che ha chiesto il tributo di 40 vittime dai sei mesi ai 94 anni: il secondo dolore. Ieri mattina a Onna non c’era il Mondo a guardare. C’erano giornali e tv locali, qualche curioso a scattare fotografie. Il 25 aprile 2010 è stato un giorno semplice e forse per questo migliore dello scorso anno. Le lacrime, trattenute, non scendono più sui volti, ma i cuori restano feriti. Dopo la messa celebrata dal parroco don Cesare Cardozo gli onnesi si sono avviati dal loro bel villaggio, fatto di casette colorate con tanto verde e fiori, nel cuore di un paese che non c’è più, oggi reso ancora più spettrale dagli abbattimenti delle case pericolanti. A rappresentare il Comune l’assessore Pierluigi Pezzopane.

E poi il presidente della circoscrizione di Paganica Ugo De Paulis, rappresentanti di associazioni combattentistiche, della Guardia di Finanza, il capitano dei carabinieri Marcello D’Alesio con il maresciallo Maurizio Facchini che guida la stazione dell’Arma di Paganica. E ancora i vigili urbani e i vigili del fuoco che hanno «scortato» e protetto le persone fra quello che è rimasto del paese. E c’erano gli onnesi: il presidente della Onna Onlus Franco Papola, il presidente della Pro loco Vincenzo Angelone, il priore della Congregazione Paolo Paolucci, i parenti delle vittime del 1944 e quelli di coloro che il sei aprile non ce l’hanno fatta.

Sono quasi tutti gli stessi, i parenti: sono loro l’immagine più vera del doppio dolore che la storia ha voluto infliggere a quel pugno di case a fianco all’Aterno. Pochi discorsi e poche parole per una giornata più intima ma forse più vera e sentita. Nella tarda mattinata a Onna è arrivata una delegazione da Cagnano Amiterno con in testa il neo sindaco Donato Circi. Furono alcuni ragazzi di Cagnano che in quella triste mattina di oltre un anno fa arrivarono a Onna per dare una mano, per comporre i corpi schiacciati, per dare una speranza. Quella, la speranza, un anno dopo, è rimasta.

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