Nonna Renza, quel memoriale del dolore

Sotto le macerie ha perso figlia, genero e due nipotini: Giorgia doveva nascere il 6 aprile.
L’AQUILA. Il sei aprile doveva sbocciare un fiore. Doveva chiamarsi Giorgia. Il nome era stato scelto dal fratellino Francesco che il 20 aprile avrebbe compiuto due anni. Quella notte in cui l’inferno è risalito sulla terra mamma Giovanna e papà Luigi erano in allarme non tanto per le scosse del terremoto, quanto per le doglie che sarebbero potute arrivare da un momento all’altro. Quel sei aprile doveva essere giorno di gioia. Ora resta il dolore. Giovanna Berardini aveva 31 anni, Luigi Giugno 35, Francesco Giugno che portava il nome del nonno quasi due. Giorgia stava per riempire di nuova luce quella bella famiglia che abitava in via Fortebraccio. Poi la scossa, la polvere e le macerie. Per la storia ufficiale i morti sono tre, ma in realtà sono quattro. Nonna Renza Bucci è la mamma di Giovanna. Abita a Pettino, a poca distanza da due palazzi schiantati dal terremoto. Da quel sei aprile non si dà pace. Ogni giorno passa almeno un’ora sul suo computer.
IL MEMORIALE
Il memoriale sul sito del Centro è per lei un passaggio obbligato. «Leggere le storie di chi non c’è più o scrivere del mio dolore, aiuta ad andare avanti. Spero che quel memoriale resti sul sito del Centro anche negli anni a venire». Ha ragione nonna Renza. Quando fra qualche tempo le ferite materiali cominceranno a rimarginarsi, quei volti e quelle storie dovranno essere traccia indelebile della tragedia di una città, di tante vite distrutte e di molte segnate per sempre. Il primo agosto, nonna Renza, ha scritto un suo memoriale. Il primo agosto Luigi avrebbe compiuto 35 anni. Faceva parte del corpo forestale e i suoi colleghi qualche settimana fa gli hanno dedicato una sala della sede del comando dell’Aquila. «Voglio ricordare Gigi» scriveva nonna Renza «non il mio genero, ma il quarto dei miei figli a cui ho donato il regalo più bello che ho ricevuto 31 anni fa: la mia adorata figlia Giovanna che lo ha preso per mano a quindici anni e regalandogli serenità e felicità lo ha reso migliore di come sarebbe stato, perché dietro la grandezza di un uomo da che mondo è mondo c’è la grandezza della donna che gli sta a fianco.
Non farà differenza se nel mio ricordo citerò il nome di Gigi, Giovanna, Francesco o Giorgia perché per me sono quattro corpi e un’anima. Mi faccio violenza come me la faccio ogni mattina, quando mi dico “Non piangerti addosso ma alzati e prepara il caffé per nonno Angelo, inizia una giornata per chi ti è rimasto perché se cedi un minuto crollano tutti, peggio delle tante strutture che sono crollate all’Aquila, crolla Angelo che lavora come un matto per non pensare, crolla Sara che è talmente onesta e ingenua da litigare con il mondo intero che tanto onesto non è, crolla Alessia che non trova più il suo mondo di ragazzina”.... Quest’anno non ho potuto consultarmi con Giovanna per conoscere quale regalo ti sarebbe piaciuto ricevere per il tuo compleanno, caro Gigi, e ho dovuto cavarmela da sola. Ho deciso di regalarti, senza una cronologia precisa, ma come riaffiorano dal mio cuore, i miei ricordi e le mie emozioni.
Ti regalo la dignitosa disperazione mia e di nonno Angelo, ti regalo la rabbia e lo sgomento di Sara e di Alessia (le figlie di Renza ndr) che devo fronteggiare ogni giorno senza la vostra mediazione. Ti regalo il rimorso che mi accompagnerà per tutta la vita di non aver insistito tanto da convincervi a spostarvi da noi quando ti ho telefonato dopo la scossa delle 23 e ti ho detto “Venite, qui saremo tutti più tranquilli”, preoccupata soprattutto per la nascita di Giorgia. Ti regalo l’immenso dolore di tutta la mia numerosa famiglia che ti ha sempre voluto un gran bene e ti considerava uno di noi, come si è sempre usato nel focolare dei Bucci. Ricordi le partite a casa di mio fratello nel periodo natalizio? O gli inviti al ristorante di nonno Mario che due o tre volte l’anno depauperava la sua pensione per ritrovarci tutti insieme a festeggiare qualche ricorrenza? Ti regalo la condivisione della mia sofferenza con i parenti di tutte le vittime della tragedia dell’Aquila (molti erano miei amici o lo sono diventati) e quella per fortuna più ridotta ma ancor più mostruosa di Viareggio e di tutte le altre che quotidianamente accadono. Un dolore condiviso dimezza.
Ti regalo la Santa Messa e la comunione a cui ho bisogno di accostarmi e le preghiere che ogni momento invoco per voi. Ti regalo il terribile urlo di zia Carmen, che quel giorno avrebbe dovuto assistere Giovanna, appena al telefono le ho detto “Sono sotto le macerie, trova un medico, un’ambulanza, fa qualcosa” che resterà sempre nel mio cervello. Ti regalo il coraggio del tuo amico Francesco che, incurante del rischio, è arrivato per primo e ha sfondato le porte poco prima che arrivassero Sara e nonno Angelo a scavare con le mani. Ti regalo la gentilezza della tua collega e dei genitori di Mauro che ci hanno portato via con premura per non farci assistere alla vostra ultima uscita dal portone». Queste sono solo alcune frasi (Renza mi scuserà se le ho preferite ad altre) del memoriale del dolore, un dolore infinito che nulla potrà cancellare. Giorgia è sbocciata lo stesso. E’ fra i fiori più belli nelle praterie del cielo.
IL MEMORIALE
Il memoriale sul sito del Centro è per lei un passaggio obbligato. «Leggere le storie di chi non c’è più o scrivere del mio dolore, aiuta ad andare avanti. Spero che quel memoriale resti sul sito del Centro anche negli anni a venire». Ha ragione nonna Renza. Quando fra qualche tempo le ferite materiali cominceranno a rimarginarsi, quei volti e quelle storie dovranno essere traccia indelebile della tragedia di una città, di tante vite distrutte e di molte segnate per sempre. Il primo agosto, nonna Renza, ha scritto un suo memoriale. Il primo agosto Luigi avrebbe compiuto 35 anni. Faceva parte del corpo forestale e i suoi colleghi qualche settimana fa gli hanno dedicato una sala della sede del comando dell’Aquila. «Voglio ricordare Gigi» scriveva nonna Renza «non il mio genero, ma il quarto dei miei figli a cui ho donato il regalo più bello che ho ricevuto 31 anni fa: la mia adorata figlia Giovanna che lo ha preso per mano a quindici anni e regalandogli serenità e felicità lo ha reso migliore di come sarebbe stato, perché dietro la grandezza di un uomo da che mondo è mondo c’è la grandezza della donna che gli sta a fianco.
Non farà differenza se nel mio ricordo citerò il nome di Gigi, Giovanna, Francesco o Giorgia perché per me sono quattro corpi e un’anima. Mi faccio violenza come me la faccio ogni mattina, quando mi dico “Non piangerti addosso ma alzati e prepara il caffé per nonno Angelo, inizia una giornata per chi ti è rimasto perché se cedi un minuto crollano tutti, peggio delle tante strutture che sono crollate all’Aquila, crolla Angelo che lavora come un matto per non pensare, crolla Sara che è talmente onesta e ingenua da litigare con il mondo intero che tanto onesto non è, crolla Alessia che non trova più il suo mondo di ragazzina”.... Quest’anno non ho potuto consultarmi con Giovanna per conoscere quale regalo ti sarebbe piaciuto ricevere per il tuo compleanno, caro Gigi, e ho dovuto cavarmela da sola. Ho deciso di regalarti, senza una cronologia precisa, ma come riaffiorano dal mio cuore, i miei ricordi e le mie emozioni.
Ti regalo la dignitosa disperazione mia e di nonno Angelo, ti regalo la rabbia e lo sgomento di Sara e di Alessia (le figlie di Renza ndr) che devo fronteggiare ogni giorno senza la vostra mediazione. Ti regalo il rimorso che mi accompagnerà per tutta la vita di non aver insistito tanto da convincervi a spostarvi da noi quando ti ho telefonato dopo la scossa delle 23 e ti ho detto “Venite, qui saremo tutti più tranquilli”, preoccupata soprattutto per la nascita di Giorgia. Ti regalo l’immenso dolore di tutta la mia numerosa famiglia che ti ha sempre voluto un gran bene e ti considerava uno di noi, come si è sempre usato nel focolare dei Bucci. Ricordi le partite a casa di mio fratello nel periodo natalizio? O gli inviti al ristorante di nonno Mario che due o tre volte l’anno depauperava la sua pensione per ritrovarci tutti insieme a festeggiare qualche ricorrenza? Ti regalo la condivisione della mia sofferenza con i parenti di tutte le vittime della tragedia dell’Aquila (molti erano miei amici o lo sono diventati) e quella per fortuna più ridotta ma ancor più mostruosa di Viareggio e di tutte le altre che quotidianamente accadono. Un dolore condiviso dimezza.
Ti regalo la Santa Messa e la comunione a cui ho bisogno di accostarmi e le preghiere che ogni momento invoco per voi. Ti regalo il terribile urlo di zia Carmen, che quel giorno avrebbe dovuto assistere Giovanna, appena al telefono le ho detto “Sono sotto le macerie, trova un medico, un’ambulanza, fa qualcosa” che resterà sempre nel mio cervello. Ti regalo il coraggio del tuo amico Francesco che, incurante del rischio, è arrivato per primo e ha sfondato le porte poco prima che arrivassero Sara e nonno Angelo a scavare con le mani. Ti regalo la gentilezza della tua collega e dei genitori di Mauro che ci hanno portato via con premura per non farci assistere alla vostra ultima uscita dal portone». Queste sono solo alcune frasi (Renza mi scuserà se le ho preferite ad altre) del memoriale del dolore, un dolore infinito che nulla potrà cancellare. Giorgia è sbocciata lo stesso. E’ fra i fiori più belli nelle praterie del cielo.