Occupazione, poche speranze

La Cgil denuncia: 800 precari perderanno il posto, crisi nera

L'AQUILA. «Un Abruzzo a due velocità. Quello che riparte e poi la provincia dell'Aquila, drammaticamente ferma». L'analisi è della Cgil, che parla di un'economia già fiaccata dalla nota crisi del comparto industriale, messa in ginocchio dal terremoto e che ora rischia il tracollo definitivo se non verranno attuate deroghe alla politica del governo nazionale.

In particolare, ci sono circa 800 dipendenti precari della pubblica amministrazione che, in base alla legge Brunetta, potrebbero perdere il posto di lavoro.

Una situazione insostenibile, secondo il sindacato «che non può essere ignorata dal presidente della Regione Gianni Chiodi, che si appresta ad incontrare il governo per discutere del cosiddetto Patto per l'Abruzzo».

A sollecitare un'attenzione particolare per il territorio aquilano sono stati il segretario provinciale della Cgil Umberto Trasatti, il segretario provinciale della Fp-Cgil Dario Angelucci e il membro della segreteria Fp-Cgil Ferdinando Lattanzi.

Trasatti è partito dagli ultimi dati sulla cassa integrazione: nel mese di maggio, in Italia il ricorso all'ammortizzatore sociale è sceso del 19,9% e in Abruzzo del 9,14%, mentre nella provincia aquilana è cresciuto del 16%, il doppio rispetto alla rilevazione dei due mesi precedenti.

«La situazione generale nel nostro territorio» ha spiegato Trasatti «continua a peggiorare. Alla crisi dell'industria e dei servizi, si aggiungono le pesanti conseguenze delle scelte fatte dal governo nazionale attraverso le leggi finanziarie. Gran parte dell'economia, all'Aquila, si reggeva sulla pubblica amministrazione e sull'università. Ma con la legge Brunetta, che impone per il 2011 il taglio del 50% sulla spesa per il personale precario degli enti pubblici, è a rischio il rinnovo dei contratti in scadenza per circa 800 persone, tra Comune, Provincia, Regione e Asl. A cui vanno ad aggiungersi i 395 precari della scuola che non hanno lavorato quest'anno, i 70 precari dell'Anas, i posti persi nei servizi sociali». Secondo Lattanzi «per evitare lo spopolamento e tutelare la qualità dei servizi, occorre affrontare la situazione nel suo complesso, non con semplici palliativi».

Per Angelucci «visto che lo scotto della crisi lo pagano le fasce più deboli, vanno garantite sia la tenuta economica che quella sociale».

OTEFAL.
I sindacati hanno firmato a Roma l'accordo sulla formazione, che permetterà a 180 lavoratori della Otefal in cassa integrazione di rientrare al lavoro fino al 31 dicembre. Lo rende noto Clara Ciuca della Uilm. Il 21 si torna nella capitale per la vertenza della Fida.

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