Orso ucciso, il Parco accusa«Mancano le zone di protezione»

Il presidente Rossi attacca: è in corso una strage e la Regione è inadempiente

SCONTRONE. Più di due orsi uccisi ogni anno. Una media che va avanti dal 1970 e che fino a oggi ha fatto registrare la perdita di 98 plantigradi. Una strage. Numeri accompagnati anche dalle polemiche dopo il ritrovamento dei resti di un orso sepolti sotto la calce. Il Parco nazionale se la prende con la Regione Abruzzo.

L'ATTACCO. Lo sferra il presidente del Parco, Giuseppe Rossi, dopo quanto accaduto in questi giorni. Un orso, forse un cucciolo, è stato ucciso e la carcassa sepolta in località "Violata" fra Scontrone e Castel di Sangro. Un animale quasi certamente vittima di bracconieri, come ipotizzano anche dal Parco nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise. «Una piccola popolazione di orsi vive in gran parte ai confini del Parco e nella Zona di protezione esterna dello stesso», precisa Rossi, «zone che dovrebbero essere riconosciute dalle Regioni Abruzzo e Lazio, perché il Molise già lo ha fatto, come Aree contigue ai sensi della Legge quadro. L'Area contigua permetterebbe un più corretto esercizio della attività venatoria e una più ampia sorveglianza rispetto ad oggi, quando alcune zone restano purtroppo incontrollate e luogo di azione di bracconieri senza scrupoli. Se non si pone rimedio al fenomeno del bracconaggio, in particolare fuori dai confini del Parco, e non si regolamentano in modo definitivo alcune attività umane sportive ed economiche, la sfida della conservazione sarà, alla lunga, molto dura e difficilmente vinta. La mortalità dell'orso è troppo alta per assicurare la conservazione della specie in tempi lunghi. Mortalità che sembra legata soprattutto al persistente bracconaggio, all'uso indiscriminato di veleni e anche a una attività zootecnica intensiva basata su mucche e cavalli bradi. Con proprietari pronti a difendere gli allevamenti, anche con veleni e fucilate, da tutti i potenziali predatori».

LEGAMBIENTE. Anche l'associazione ambientalista punta il dito contro i bracconieri dopo quanto accaduto in Abruzzo. «La notizia del ritrovamento del plantigrado morto», dichiara Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette di Legambiente, «cade proprio durante l'Earth day, la giornata internazionale dedicata alla salvaguardia del pianeta. E mentre in oltre 190 nazioni si svolgono eventi per promuovere tematiche ambientali, la notizia dell'uccisione di un altro esemplare di orso ci dimostra che c'è ancora molto da fare in Italia per promuovere e tutelare il prezioso patrimonio di biodiversità di cui dovremmo essere tutti custodi».

LE INDAGINI. Proseguono per fare luce sulla morte dell'ultimo orso bruno marsicano. Ma i risultati degli esami di laboratorio sui pochi resti trovati (peli, unghie e arti) arriveranno non prima di metà maggio. Le indagini vengono portate avanti dagli agenti della Forestale di Alfedena, agli ordini di Massimiliano D'Achille, e dal coordinamento distretturale del Corpo forestale dello Stato di Sulmona, di cui è commissario capo Tiziana Altea. (r.rs.)

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