sanità

Ospedale L'Aquila, qualifica di secondo livello a rischio

Dibattito in consiglio comunale sulla riorganizzazione della sanità sul territorio: il futuro carico di incognite

L’AQUILA. A chi è nell’età di mezzo e volge alla vecchiaia – con gli acciacchi che aumentano in maniera esponenziale giorno dopo giorno – il dibattito che si è svolto ieri mattina in consiglio comunale sulla sanità aquilana ha lasciato più preoccupazioni che certezze. A beneficio di chi legge questo articolo sotto l’ombrellone, dove magari si è rifugiato buttandosi dietro le spalle gli strepiti venati da isterismo della politica aquilana, bisogna pur dire che il quesito su cui l’assise si è stracciata le vesti (più di 5 ore di interventi) è stato in sostanza questo: nei prossimi mesi l’ospedale dell’Aquila, il mitico San Salvatore, diventerà un presidio sanitario di eccellenza o sarà ridotto a poco più di un ambulatorio medico? Beh, a dirla tutta ci si è capito poco. E a dire il vero ci hanno capito poco anche i protagonisti della disfida: da un lato un nutrito gruppo di consiglieri comunali (sia di destra che di sinistra) capitanati dal consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci (Pd) e dal consigliere comunale Giorgio De Matteis che hanno issato la bandiera sul campanile al grido “vogliamo tutto il meglio per L’Aquila” e dall’altro gli “statisti” guidati dal sindaco Massimo Cialente (e per certi versi anche dalla senatrice Pezzopane) che invece pensano a una sanità aquilana sì di qualità ma in cui il San Salvatore potrebbe anche non essere l’unica stella polare in Abruzzo. Fra l’incudine e il martello si è trovato l’assessore regionale alla sanità Silvio Paolucci che deve aver preso un bel po’ di valium prima di arrivare in città visto che non ha mai perso la pazienza (soprattutto alle stoccate di De Matteis) e ha argomentato – dicendo in realtà poco o nulla – come nemmeno il miglior Andreotti avrebbe saputo fare. La rappresentazione plastica di quanto sopra c’è stata intorno alle 14 quando il consigliere Antonello Bernardi ha preso il posto del presidente del consiglio Carlo Benedetti che pur giracchiava nell’aula, e ha messo in votazione, un po’ a sorpresa, una mozione (firmata anche da esponenti del Pd) con la quale si sollecitava il sindaco a chiedere alla Regione che nel piano di riqualificazione della sanità, esplicitamente previsto da un decreto legge (a firma Lorenzin), vengano individuate in Abruzzo due Asl (L’Aquila-Teramo e Chieti-Pescara) e che il San Salvatore sia indicato come ospedale di secondo livello (il top sul fronte della qualità e delle specialistiche). Mozione approvata con ampia maggioranza. Pochi minuti dopo c’è stato il colpo di scena. Pietrucci ha confabulato per un attimo con Cialente il quale come morso dalla tarantola ha chiesto subito la parola e con una serie di complesse motivazioni ha sconfessato la mozione. In sostanza: abbiamo scherzato. Paolucci, che era stato tentato dalla voglia di mandare tutti a quel paese per tornarsene a Pescara, ha tirato un sospiro di sollievo e ha risposto garbatamente anche a un pesante attacco del consigliere comunale Giustino Masciocco (Sel) il quale, quando il sindaco ha sconfessato la mozione, ha accusato gli esponenti del Pd (quelli che contano, non i peones) di avere già un patto segreto con il quale l’ospedale dell’Aquila viene condannato a morte. L’unica proposta sensata nel mare di chiacchiere (proposta sulla quale Paolucci è stato tiepido) è arrivata dal consigliere comunale Vincenzo Vittorini (che fa il chirurgo) il quale ha suggerito la formula degli ospedali Riuniti. Per capire: L’Aquila e Teramo potrebbero insieme creare un ospedale di secondo livello dividendosi, da bravi bambini, le specialistiche. Ma da dove nasce tutto questo incartarsi sul futuro degli ospedali? La parola magica è “decreto Lorenzin” dal nome del ministro della Salute. Tale decreto prevede una riorganizzazione radicale della sanità sul territorio in base alla popolazione. Per zone da 80.000 a 150.000 abitanti vengono previsti ospedali di base (tipo distretti sanitari), da 150.000 e 200.000 abitanti si ipotizzano ospedali di primo livello (senza le specialistiche, per esempio neurochirurgia) e poi da 600.000 a 1.200.000 ci sarebbero gli ospedali di secondo livello. L’Abruzzo (1.200.000 abitanti) potrebbe averne due di secondo livello. Ma dove? Per ora non si sa e questo sarà il tema dello scontro politico che andrà sempre più infiammandosi nei prossimi mesi (c’è di mezzo anche il ruolo delle Università). Paolucci alcune cose – che si sono capite bene – alla fine le ha dette: stop al commissariamento, più medicina sul territorio e meno medicina ospedaliera. In teoria. La pratica è tutt’altro e per Paolucci saranno tempi duri. E lo saranno ancora di più per i pazienti che hanno bisogno di essere curati presto e bene.