Palazzo dei combattenti riapre alla città 

Fanfani (Fondazione Carispaq): «Nella mia stanza fu ucciso un gerarca». I magnifici spazi esaltati da luci e vetrate

L’AQUILA. Nessun taglio del nastro, solo un aperitivo pomeridiano sulla splendida terrazza. Nonostante il primo freddo pungente, lo scenario che si gode da quest'altezza, con vista diretta sul Gran Sasso, toglie il fiato. In mattinata la presentazione alla città del rinnovato Palazzo dei Combattenti, sede della Fondazione Carispaq: uno degli esempi architettonici del ventennio fascista, ma anche il primo edificio in cemento armato ad essere realizzato in città. Era il 1935. Una storia ripercorsa dal presidente della Fondazione Carispaq, Marco Fanfani, e ricostruita dal giornalista Amedeo Esposito. Nel pomeriggio una tavola rotonda con ospiti di levatura, Francesco Profumo, ex ministro del governo Monti e presidente della Fondazione San Paolo e dell'Associazione fondazioni italiane; il direttore dell'Abi, Giovanni Sabatini, e l'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, Gianni Letta, per parlare di credito e ruolo delle fondazioni nel sistema bancario italiano.
PALAZZO SIMBOLO. È partito da un aneddoto, il presidente Fanfani: «Ho scoperto da poco che nella mia stanza, nel 1943, fu ucciso il gerarca Pasquale Festa, quando ci fu la Liberazione. Se avessi saputo, magari avrei cambiato ufficio», ha detto in tono scherzoso, per poi tracciare il profilo storico- architettonico di uno dei palazzi simbolo della città, «che dal 1935, anno della sua costruzione, ha avuto un uso promiscuo, fino al 1997, quando fu acquistato dalla Cassa di Risparmio. La Fondazione vi si è stabilita dapprima in affitto, per poi divenirne proprietaria. Qui è sempre stata, tranne per una breve interruzione in cui la sede è stata spostata a Palazzo Alferi, attualmente in ristrutturazione».
LUCE E VETRATE. Tre piani per 900 metri quadrati totali, che accoglieranno una sala congressi, la sede di FondAq, società di scopo della Fondazione Carispaq, gli uffici di presidenza e di tutte le strutture annesse. «Per la ristrutturazione del palazzo», ha sottolineato l'architetto Giovanna Liberati, che si è occupata della progettazione, «sono state utilizzate tecniche di ultima generazione, come le fibre di carbonio. Un intervento importante riguarda l'alleggerimento dei solai, con un occhio speciale al mantenimento della funzione originaria del palazzo e alle sue peculiarità». Protagoniste assolute le ampie vetrate, visibili anche dall'esterno, che caratterizzano la forma del palazzo, e il colore bianco «una scelta», ha evidenziato Liberati, «volta a esaltare gli interni, con il massimo della luminosità».
LA GRANDE AQUILA. Il Palazzo ex Casa del Combattente, danneggiato dal sisma del 2009, ha subìto un intervento durato due anni, che ne ha mantenuto, il più possibile, inalterata l'immagine storica caratterizzante dell'edificio «provvedendo», ha dichiarato l’architetto Liberati, «a un adeguamento strutturale e funzionale». Meglio conosciuto come Palazzo dei Combattenti, per avere esercitato la funzione di accoglienza e supporto tecnico alle famiglie dei soldati e agli orfani di guerra, l'edificio fu progettato da Achille Pintonello, nel 1933, e si inserisce nel progetto della “Grande Aquila”.
RITORNO IN CENTRO. Il presidente di FondAq, Domenico Taglieri, e il segretario della Fondazione Carispaq, David Iagnemma, hanno sottolineato «l'importanza del ritorno in centro storico, nell'ambito di un processo di ricostruzione del quale la Fondazione vuole essere parte attiva».
©RIPRODUZIONE RISERVATA