Palloncini bianchi per l’addio a Christian

Mille persone a Roccacinquemiglia hanno partecipato ai funerali del giovane morto durante una lezione all’Alberghiero
CASTEL DI SANGRO. Grande commozione e più di mille persone ai funerali di Christian Lombardozzi, lo studente di 17 anni morto venerdì scorso in classe, durante una lezione di biologia all’Alberghiero di Roccaraso. La frazione di Roccacinquemiglia ha fatto fatica ad accogliere la folla arrivata da tutto il comprensorio, con le auto che hanno invaso la strada e i compagni di scuola che hanno occupato tutta la piazza principale. Molto provato anche il vescovo di Sulmona-Valva Angelo Spina, che durante l’omelia non è riuscito a trattenere le lacrime. Un lungo applauso e palloncini bianchi che volavano in cielo hanno salutato il passaggio del feretro che tagliava la folla sul sagrato. Il corteo, prima di raggiungere la piccola chiesa di San Giovanni, si è fermato all’ingresso del paese. Davanti alla bara bianca, straziati dal dolore, il padre Antonio, la mamma Katia e la sorella Simona hanno sostato per più di dieci minuti stretti l’uno all’altro, doppiamente sconvolti dall’improvvisa morte del ragazzo e dalle circostanze che ancora sembrano avvolte dai dubbi. Prima si era parlato di un decesso dovuto al trauma della caduta dalla sedia a scuola. Successivamente, dopo l’autopsia, di un malore. Un’ipotesi a cui la famiglia fa fatica a credere. «La tua semplicità, l’umiltà e la purezza di cuore», ha affermato il vescovo rivolgendosi a Christian, «è per noi un invito a vivere le verità evangeliche. Con il tuo sorriso e la tua giovialità ora dona conforto alla tua mamma, al tuo papà e a tua sorella, e da lassù guarda i giovani della tua classe, della tua scuola e prega per loro perché capiscano quanto è prezioso il dono della vita». Commovente è stato il ricordo di don Renato D’Amico, parroco della piccola comunità: «Ricordo che in una recita di Natale impersonò Gesù bambino nella culla, poi gli ho fatto il battesimo e la comunione. Era un ragazzo dinamico e intraprendente e aveva ottenuto il patentino per raccogliere i tartufi, sua grande passione. Lo abbiamo visto spesso», ha ricordato con le lacrime agli occhi, «con i suoi cani incamminarsi verso la montagna. Lo ricordo quando saliva sul vecchio campanile nel giorno della festa e ci faceva sentire il suono delle campane». Gli amici gli hanno dedicato una poesia: «Unico nell’immenso, amavi vivere con semplicità ed eri padrone dell’umiltà. Avevi una vita da raccontare e non sai quanto avremmo voluto ancora ascoltare». Presenti i sindaci di Castel di Sangro, Angelo Caruso, di Roccaraso, Francesco Di Donato, il presidente della Provincia, Antonio De Crescentiis e le autorità militari. In uno striscione la scritta: «Andavi in cerca dei tartufi neri, ma tu sei e sarai come il tartufo bianco: il più pregiato».
Pietro Guida
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