Pasti mensa, il Comune conferma le tariffe

La protesta di un gruppo di genitori non fa cambiare idea all’esecutivo Il sindaco Ranalli: chi può permetterselo pagherà il prezzo pieno

SULMONA. «Andiamo avanti per la nostra strada. Il concetto di equità non va abbandonato. Se con la presentazione dei modelli Isee sarà evidenziata una situazione diversa da quella che abbiamo ipotizzato, a quel punto siamo pronti a rivedere le fasce di reddito e quindi il costo del pasto giornaliero, ma sempre nel rispetto della legge».

Davanti alle proteste dei genitori che minacciano di mandare a scuola i loro figli con i panini disertando la mensa scolastica, il sindaco Peppino Ranalli non indietreggia di un centimetro. È pronto a farlo solo a condizione che dalle verifiche in corso emerga una situazione che smentisca le previsioni che hanno portato la maggioranza a formulare l’attuale griglia di esenzione. «Non è più possibile che famiglie con due medici in casa paghino per un pasto a scuola lo stesso prezzo che pagano nuclei familiari che vivono con un piccolo stipendio», prosegue il primo cittadino, «a oggi non abbiamo un dato preciso sui redditi ma insieme al sindacato abbiamo fatto una proiezione che ci ha portato alle attuali conclusioni». Per assicurare il servizio mensa nelle scuole cittadine il Comune investe ogni anno 580mila euro incassandone 220mila. La differenza va a gravare sul bilancio comunale senza tutelare le fasce più deboli e non garantendo equità sociale così come prevede l’attuale normativa. Con i conteggi fatti dal Comune una famiglia di quattro persone con un reddito totale di 19.680 euro, così come una famiglia di tre persone che ne guadagna 16.320, pagherebbe il 60% del costo totale: 2,75 euro con un aumento rispetto al passato di soli pochi centesimi. Mentre a una famiglia di 4 persone con un reddito di 24.600 euro un pasto costerebbe 3.44 euro. Le maggiori proteste arrivano dalla scuola elementare Lombardo Radice dove si effettuano cinque rientri settimanali. E dai quei genitori che sono restii a presentare il modello Isee per via del fatto che nella dichiarazione devono essere riportate anche le proprietà immobiliari e i conti correnti posseduti. Protestano anche le famiglie non residenti a Sulmona che hanno scelto di mandare i loro figli nelle scuole del capoluogo peligno svuotando quelle dei loro paesi che rischiano di chiudere per mancanza di alunni. Per loro il pasto nella mensa scolastica è a prezzo pieno.

Claudio Lattanzio

©RIPRODUZIONE RISERVATA