Storia di Ginevra Ianni, la sua ricerca discussa all’Università di Teramo

Perde il computer nel crollo ma lotta e salva il Dottorato

L’AQUILA. Non si è arresa al terremoto che le ha portato via il computer e un anno e mezzo di studi. Perché, come confessa, aveva una meta da raggiungere. Come nel rugby, così nella vita dopo il 6 aprile. Ginevra Ianni, di professione avvocato, ha preso in prestito la metafora sportiva per raccontare la sua storia di rinascita e speranza nell’Aquila del post sisma. In una sorta di corsa, contro il tempo e il destino, è riuscita a ottenere il titolo di Dottore di ricerca all’Università di Teramo.

Ginevra Ianni, 43 anni, ha discusso un elaborato dal titolo «La vita e l’opera di Giacinto Dragonetti, illuminista e giureconsulto aquilano» e ha ottenuto, nel dipartimento di Scienze giuridiche dell’ateneo teramano, il titolo di Dottore di ricerca in «Identità culturali ed esperienze giuridiche in area adriatica: dalla koinè tardoantica all’età del diritto comune».
Un traguardo raggiunto tra le avversità. Perché nella notte del 6 aprile l’avvocato Ianni ha perso il computer e l’ultimo, prezioso capitolo del suo lavoro (parte della ricerca era stampata ed è stata recuperata).

«Il terremoto ha fatto cadere il muro e lo scaffale sulla scrivania del mio studio, dove c’era anche il computer», racconta Ginevra Ianni, «un danno irrecuperabile. All’interno c’era la ricerca, raccolta in un anno e mezzo di viaggi tra le biblioteche, da Roma a Napoli. Dopo un paio di giorni dal sisma ci siamo trasferiti al mare, ad Alba Adriatica. Potevo avere mille motivi per lasciare, ma come tutti gli aquilani non mi sono arresa. Avevo una meta da raggiungere, una stella polare da seguire. Così sono tornata a lavorare alla ricerca, ho ricominciato tutto daccapo e sono riuscita a discutere l’elaborato nei tempi previsti. Ho scelto il giurista Dragonetti, un personaggio famoso, ma che all’Aquila è praticamente ignorato. La sua figura va ricordata in un momento in cui bisogna rinascere».

Ginevra Ianni, che adesso vive in una casetta in legno nel giardino della propria abitazione a San Giacomo (classificata E), dedica il risultato al papà Umberto - «Mi diceva: fai l’avvocato, chi te lo fa fare?» - alla mamma Nicolina, al marito Giuseppe e alla figlia Matilde.
Ma non dimentica il professor Luca Lo Schiavo, che in questi mesi ha seguito da vicino il lavoro di ricerca dell’avvocato Ianni.

«Quello della dottoressa Ianni è un risultato lodevole», commenta il docente dell’Università di Teramo, «nonostante le difficoltà oggettive, legate alla perdita del computer, e a quelle di carattere psicologico, vista la sua condizione di sfollata. La dottoressa ha dimostrato piena padronanza e conoscenza delle problematiche trattate. Il lavoro è stato condotto sulla base di ricerche di prima mano su documenti d’archivio e dell’analisi approfondita delle opere dottrinali del Dragonetti. L’interpretazione dei documenti e dei testi analizzati è apparsa matura», prosegue il professor Luca Lo Schiavo, «giacché inserisce l’opera del giurista studiato nell’ambiente culturale della Napoli di fine Settecento, quando assume rilievo la polemica antifeudale e l’esigenza di una conoscenza storico-giuridica dell’istituzione feudale».

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