Petrocchi: la diocesi non sia esclusa dalla ricostruzione

L’arcivescovo: «Vogliamo dire la nostra sui beni della Chiesa» Ieri l’avvio dei lavori per il recupero del santuario di Roio

L’AQUILA. «A me non interessa in alcun modo gestire fondi e appalti, ma nel post-terremoto diventa decisivo avere una titolarità che consenta alla diocesi di dire la sua sul proprio patrimonio. È un diritto che è stato riconosciuto nelle Marche, nell’Umbria, in Emilia, ma qui no. È lecito chiedersi perché?». A porre la domanda è stato l’arcivescovo Giuseppe Petrocchi, che ieri ha partecipato all’inaugurazione del cantiere di restauro e ristrutturazione del santuario di Santa Maria della Croce di Roio Poggio. L’arcivescovo ha già più volte manifestato la volontà della Curia di diventare soggetto attuatore per quanto riguarda i beni ecclesiastici. «La legge per la ricostruzione che prevede interventi sulle chiese non ha configurato come soggetto attivo la diocesi», ha spiegato. «Le decisioni che ci riguardano vengono prese in ambiti da cui siamo esclusi. Quando siamo trattati con benevolenza veniamo al massimo consultati. Possiamo esprimere al più un parere che non ha valenza operativa. Le scelte fatte non possono esserci imputate».

DUOMO. Il vescovo si riferisce, in particolare, alla situazione in cui versa il Duomo, ancora distrutto. «Il soggetto titolare non è la diocesi, ma il consorzio Sant’Emidio, aggregato che rispetta le ordinanze. Riteniamo però importante che le scelte non vengano fatte in base a criteri soggettivi e arbitrari anche da parte delle istituzioni locali. In base alla legislazione che regola gli aggregati, infatti, la ricostruzione delle parti comuni spetta al Comune e i Beni culturali curano gli aspetti artistico-decorativi. A mio avviso sarebbe importante capire le motivazioni in base alle quali si fanno le scelte. È un nostro diritto».

SANTUARIO. Il conto alla rovescia è partito da ieri. Tra un anno esatto Santa Maria della Croce di Roio Poggio tornerà fruibile. Ad assicurarlo è stato il direttore regionale per i Beni culturali Fabrizio Magani, il quale ha presentato l’avvio del cantiere del luogo di culto, molto caro anche al Beato Giovanni Paolo II. I lavori sono resi possibili grazie alla donazione di un milione e mezzo di euro della Regione Liguria. Nei mesi scorsi, infatti, è stato consegnato all’Imar srl (Impresa appalti e restauri) il cantiere. Il progetto complessivo prevede un impegno finanziario superiore a 2 milioni. Il presidente della Regione Liguria Claudio Burlando ha così commentato l’avvio dei lavori: «La Regione Liguria ha deciso di salvaguardare un bene del patrimonio culturale dell’Abruzzo in nome della solidarietà». Soddisfatto anche Magani: «Questa vicenda registra un dato straordinario, quello di un’amministrazione pubblica che prende un impegno importante per un luogo molto caro agli aquilani».

I LAVORI. L’intervento di consolidamento e restauro prevede nella prima fase, relativa alla parte strutturale, iniezioni diffuse a bassa pressione con malta di calce su tutte le murature portanti; inserimento di tiranti in acciaio; sostituzione degli architravi danneggiati; ripristino della continuità muraria nei punti deboli; rinforzo delle volte con fibre di carbonio a doppio strato; verifica e consolidamento delle strutture di copertura esistenti ed eventuale sostituzione; inserimento di un cordolo sommitale in acciaio. Si passerà poi al momento del restauro degli apparati decorativo e ligneo tra cui quello dell’organo e della cantoria.

LA STORIA. Il santuario edificato nel 1625, come ampliamento della medievale chiesetta di San Leonardo, secondo la tradizione sul luogo di un’apparizione della Vergine Maria, è posto sulla sommità della frazione di Poggio di Roio di fronte a una croce portata da alcuni cavalieri di ritorno da una crociata in Terrasanta. Poi divenne luogo di pellegrinaggio. L’edificio sacro con pianta a croce greca ha una facciata realizzata nel 1663 dipinta all’esterno dall’artista Giacomo Farelli; l’interno ha cappelle e altari riccamente decorati da marmi, stucchi e apparati pittorici che raccontano la storia del santuario.

Michela Corridore

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