Pettorano, orso ucciso. L'operaio indagato ammette: sono stato io / Video

Antonio Centofanti, 61 anni, operaio Anas, indagato per aver preso a fucilate l'orso, ha ammesso le sue responsabilità: "Si ho sparato io, ma l'ho fatto per difendere la mia famiglia". Ora rischia una condanna da 4 mesi a due anni
 

SULMONA. Ha ammesso le sue responsabilità Antonio Centofanti, 61 anni, l'operaio Anas indagato per l'uccisone dell'orso,  un animale di specie protetta con arma da fuoco. Lo ha fatto davanti al procuratore Aura Scarsella nella sua abitazione a Pettorano. L'uomo stava raccontando la sua versione dei fatti quando, sotto le pressanti domande e le tante contraddizioni riscontrate dagli inquirenti, è crollato: «Sì ho sparato io, ma l'ho fatto per difendere la mia famiglia».

L'operaio era rimasto ferito nei giorni scorsi dopo un incontro ravvicinato con un orso.  All'uomo sono stati sequestrati sei fucili sequestrati a canna liscia e due a canna rigata che sono stati lasciati, almeno per il momento in casa del possessore. Ora rischia una condanna da 4 mesi a 2 anni.

«Sono uscito con il fucile per difendere la mia famiglia poi quando mi sono trovato davanti l'orso ho avuto paura e indietreggiando mi è partito un colpo. Non pensavo di averlo colpito poi quando lo hanno ritrovato ho capito che il colpevole ero io». Questo un passaggio delle dichiarazioni spontanee rese da Centofanti, assistito dal suo avvocato Valentino Zurlo, davanti anche ai vertici del Corpo forestale dell'Aquila che hanno condotto le indagini. La versione del colpo di arma da fuoco «fortuito», sottolinea il Corpo Forestale, «dovrà essere confrontato con il quadro probatorio ricostruito dalla polizia giudiziaria». Il colpo, ricostruisce la Forestale, è stato esploso nella notte dell'11 settembre. La stessa notte, intorno alle 2.30, secondo il racconto che ha reso l'uomo alla stampa la mattina subito dopo il fatto, allertato da rumori nel pollaio, è uscito di casa per controllare e si è trovato a tu per tu con l'orso. In seguito il 61enne aveva dichiarato di essersi ferito cadendo all'indietro e perdendo i sensi e andando a farsi medicare al pronto soccorso dell'ospedale di Sulmona.

SOTTO SEQUESTRO. Oltre al sequestro dei sei fucili, il Corpo Forestale ha prelevato anche alcune piume appartenenti alle galline che un orso aveva ucciso durante l'incursione notturna portata a termine dopo l'incontro ravvicinato con Centofanti, operaio Enel, rimasto ferito in una caduta mentre cercava di rientrare in casa. Oltre alle piume i forestali hanno prelevato anche campioni di mangime che il piccolo allevatore dava da mangiare alle galline. L'intento è di scoprire se si tratta dello stesso mangime trovato nel corso dell'ispezione necroscopica eseguita dai veterinari dell'istituto zooprofilattico di Grosseto, all'interno dello stomaco dell'orso ucciso a fucilate. Secondo i primi risultati l'orso sarebbe morto subito dopo aver mangiato i resti di alcune galline.

PERQUISIZIONE DOMESTICA. Dopo la perquisizione dei luoghi di pertinenza e nel pollaio dell'indagato, il Corpo forestale ha effettuato la perquisizione anche dell'abitazione dell' operaio Anas, e non dell'Enel come scritto in precedenza. L'obiettivo dei Forestali è di trovare ulteriori indizi, armi da fuoco e munizioni, oltre a quelle già sequestrate consegnate spontaneamente dall'indagato.

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LA PRIMA VOLTA. Il capo del Corpo forestale dello Stato, Cesare Patrone, ha  informato il ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, e il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti «del
brillante risultato raggiunto dalla Forestale». Patrone si è anche complimentato con il Comandante Provinciale dell'Aquila, Nevio Savini, «per la professionalità dimostrata nelle indagini,
che ha portato a chiudere il caso in pochissimo tempo».

PENE ESIGUE PER IL WWF. Il colpevole dell'uccisione dell'esemplare di orso in Abruzzo rischia «troppo poco rispetto all'indotto proveniente dal turismo e dal commercio dei prodotti locali legati a questa preziosa specie». Lo ha fatto sapere il Wwf ricordando che questo è solo l'ultimo episodio di una lunga serie. Sono stati 13, infatti, gli orsi uccisi negli ultimi 4 anni rispetto agli appena 50 orsi marsicani che restano sull'Appennino centrale. «Purtroppo - ha continuato l'associazione ambientalista - per la legge italiana il valore degli orsi è estremamente limitato : prova ne è l'ammontare della sanzione prevista per chi uccide un animale particolarmente protetto». Nel caso abruzzese, ha accusato il Wwf  «il colpevole rischierebbe appena un'ammenda (tuttora riportata in lire!) da 2 milioni a 12 milioni di lire e l'arresto da 3 mesi a 1 anno». Il Wwf ha ricordato, anche, che secondo uno studio del Center for Responsible Tourism, l' istituto di ricerca della Stanford University di Washington (USA), «l'ecoturismo per osservare i plantigradi in natura sia decisamente più redditizio del turismo venatorio per cacciare questi animali: poter osservare gli orsi nel loro ambiente muove oltre 15 milioni di dollari, 11 volte superiori a quelli generati dai cacciatori alla ricerca dei trofei di grizzly e orsi neri.

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