Pezzopane e Mancini con Cialente

L'Idv si divide dopo le critiche al sindaco del segretario De Santis

L'AQUILA. Alcuni giorni fa il segretario comunale dell'Idv, Lelio De Santis, è tornato a sollecitare le dimissioni del sindaco Massimo Cialente, che guida una coalizione sostenuta dal suo stesso partito, perché «responsabile, insieme al commissario Chiodi, dello stallo in cui si trova la ricostruzione».

Un nuovo j'accuse all'indirizzo del sindaco, da tempo oggetto di critiche da parte del segretario dell'Idv, dal quale ieri hanno preso le distanze l'assessore Pierluigi Pezzopane e il capogruppo Angelo Mancini. Segno anche di uno scontro in atto nell'Idv aquilano, la cui presenza nell'amministrazione Cialente non è stata finora mai messa in discussione dai vertici provinciali e regionali del partito.

«Non è possibile, alla luce di ciò che tangibilmente vediamo» affermano Pezzopane e Mancini «chiedere le dimissioni di Chiodi e di Cialente, indicandoli, sullo stesso piano, come responsabili del cattivo andamento della ricostruzione e dell'assistenza alla popolazione. È Chiodi che deve andarsene come commissario. E con lui tutte le strutture e le costosissime e inutili consulenze che ruotano attorno alla Sge e all'organizzazione che attiene alla ricostruzione e all'emergenza. La città è commissariata e questo sistema sta ingessando pratiche, assegnazioni di alloggi, concessioni di altre forme di assistenza. Ogni sistema di commissariamento va eliminato. Chiedere le dimissioni del sindaco, oltre che essere ingiuste quanto al lavoro svolto finora da Cialente, vuol dire aprire il campo a un altro commissariamento. Ipotesi che va stroncata sul nascere».

Uno stop deciso, quello lanciato al segretario De Santis dai due esponenti dell'Idv secondo i quali «oggi tutti hanno compreso che il commissariamento è un modo per fermare il più possibile tutto, a cominciare dalla ricostruzione delle case. Settantasei decreti di Chiodi non sono serviti a fare chiarezza su come si può ricostruire, su come la gente può tornare nelle proprie case. A volte confuse, a volte contraddittorie, queste norme hanno spesso creato problemi a professionisti e famiglie. A questo punto, non si può non pensare che tale stato di cose sia funzionale a rendere quanto più lenta possibile la ricostruzione, per via dell'assenza di fondi sufficienti per sostenere tutti i progetti. Non dare regole sicure coglie l'obiettivo di frenare la ricostruzione e mette in condizione lo Stato centrale di raffreddare la spesa per i terremotati. Questa è la triste realtà».

Per Pezzopane e Mancini «con il commissario Chiodi va cancellata la Struttura tecnica di missione e in particolare il suo coordinatore Gaetano Fontana. Una macchina» affermano «che fagocita soldi pubblici e che non mette in condizioni enti e professionisti di pianificare una ricostruzione rapida ed efficace. In questo ambito esiste una diabolica linea di continuità con la gestione della Protezione civile, che ha prodotto ordinanze per le case A, B e C in cui l'elemento sicurezza è stato completamente trascurato. Idem è stato fatto per le case E, dove l'unica possibilità di raggiungere un adeguato standard di sicurezza è quella della sostituzione edilizia. Ma questa può avvenire solo attraverso la compilazione di una tabella per la valutazione della convenienza economica a ricostruire rispetto alla riparazione. Una tabella che la Struttura tecnica di missione ha cambiato più volte, creando tutti i presupposti per drenare la consegna delle pratiche. Stesso discorso vale per l'aspetto complessivo delle seconde case classificate E, che non vengono finanziate. Così non si ricostruirà mai».

Per Pezzopane e Mancini, va mandato a casa anche Antonio Cicchetti, vice commissario con delega all'assistenza alla popolazione, «sotto la cui guida si sono consumate paradossali ingiustizie. E va cancellata la filiera Fintecna-Reluis-Cineas, un esempio negativo di burocrazia che costa 12 milioni di euro l'anno. Il Governo dia un milione al Comune dell'Aquila e gli consenta di costituire un vero ufficio deputato all'esame delle pratiche di ricostruzione. Per tutti questi motivi è Chiodi che deve dimettersi. Non certo Cialente. Il sindaco ha accettato solo all'inizio di far parte di un'organizzazione commissariale, pensando che quella fosse una situazione ottimale per L'Aquila. Ma quando si è accorto del mostro che era stato creato ha lasciato l'incarico di vice commissario. E poi» concludono «c'è sempre una bella differenza tra i nominati (Chiodi come commissario) e coloro che sono stati eletti (Cialente come primo cittadino). Per cui, vanno sostenute le richieste di dimissioni per il primo, non certo quelle per il secondo».

La replica di De Santis, a testimonianza della diversità di vedute all'interno dell'Idv aquilano, non si è fatta attendere. «La ricostruzione è ferma per colpa dei commissari, ma Cialente ci ha messo del suo. Concordo con gli amici Mancini e Pezzopane che hanno voluto rimarcare con forza le colpe dei commissari, che rispondono a chi li ha nominati e non ai cittadini. Quello che i miei amici, da amministratori comunali, non possono dire è che il sindaco non è esente da responsabilità. Al contrario io, da dirigente di partito, posso dire che anche Cialente ha delle responsabilità. E questo» aggiunge «non può far gridare allo scandalo nessuno, né può far parlare qualcuno di divisioni nell'Idv». Ma la frattura è evidente, tanto che nel centrosinistra c'è chi sollecita un intervento chiarificatore, «ormai non più rinviabile», da parte degli organismi provinciali e regionali dell'Idv.

© RIPRODUZIONE RISERVATA