Piano Case e Map La proposta del Pd: «Abbattiamo tutto»

Intervento del capogruppo in consiglio comunale Palumbo «Ecco perché conviene più toglierli che mantenerli»

L’AQUILA. Basta con le “new town”, via i 19 villaggi del Progetto Case e le 20 aree Map esistenti sul territorio comunale, in base a un piano di abbattimento graduale che tenga conto di valutazioni di carattere urbanistico, economico e sociale. È l’idea che il capogruppo del Pd in consiglio comunale Stefano Palumbo ha messo nero su bianco attraverso un ordine del giorno che sarà discusso domani dall’assise civica. L’ordine del giorno impegna sindaco e giunta a elaborare un programma di dismissione degli alloggi realizzati dopo il terremoto del 2009, e ad attivarsi presso il governo per il reperimento delle somme necessarie. «I 19 insediamenti del Progetto Case (4.443 alloggi), i 20 villaggi Map (1114), le 1.100 abitazioni provvisorie della delibera 58», afferma Palumbo, «rappresentano, insieme alle migliaia di manufatti abusivi, la fotografia di una città provvisoria che fa da sfondo a quella che si sta ricostruendo. Due realtà che coesistono al prezzo di un abnorme consumo di suolo e di una sempre più evidente difficoltà nell’erogazione dei servizi pubblici a causa di costi ormai insostenibili. Diventa allora indispensabile un’attenta riflessione che parta dal patrimonio immobiliare comunale e provi a coniugare una serie di esigenze». La prima, sostiene il capogruppo del Pd, è quella di natura urbanistica. «È fondamentale», aggiunge, «ridurre il consumo indiscriminato di suolo determinatosi dopo il sisma, e riequilibrare il rapporto tra edilizia pubblica e privata, anche come strumento di governo del mercato immobiliare».

La seconda esigenza è di natura gestionale: «Adesso», dice Palumbo, «siamo nella fase di transizione tra quella che è stata l’assistenza alla popolazione e quelle che sono le politiche abitative. Già oggi il 37% dei residenti appartiene a categorie diverse dalle famiglie che avevano perso casa col terremoto. Questa nuova fase dev’essere ispirata al principio della sostenibilità economica». In effetti, nel 2011, prevedendo il fisiologico rientro negli edifici rimessi a nuovo, il Comune aveva varato la delibera 172 con la quale destinava gli alloggi provvisori ad altre categorie: studenti, famiglie socialmente fragili, anziani, giovani coppie, senza tralasciare atleti, ricercatori, artisti e lavoratori della ricostruzione. La terza priorità sulla quale riflettere è quella legata ai costi per la manutenzione. «In questi anni», osserva Palumbo, «diversi edifici hanno mostrato evidenti difetti costruttivi e criticità strutturali, tali da renderne necessario il sequestro e lo sgombero. Una valutazione costi-benefìci consiglierebbe di investire nella demolizione le ingenti risorse necessarie per ripararli». Il riferimento ai balconi crollati di Cese di Preturo o all’inchiesta sugli isolatori sismici, è fin troppo evidente. «L’ultima riflessione», conclude Palumbo, «è quella di carattere sociale: bisogna scongiurare il rischio che, nel lungo periodo, alcuni di questi insediamenti, con il naturale deperimento, possano trasformarsi in aree degradate che spesso producono condizioni di marginalità e disagio».

Angela Baglioni

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