Piano di protezione civile, è scontro

20 Ottobre 2011

L'Aquila che vogliamo e Idv: Comune latitante. Cialente: siamo a posto

L'AQUILA. Dopo la scossa di magnitudo 3,3 dell'altra notte, altri 9 eventi sismici hanno interessato l'Aquilano e le zone a confine col Reatino. Tali scosse, la più forte di magnitudo 2,5, si sono verificate tra i Comuni di Montereale, Cagnano, Borbona e Posta e alle 20,51 tra San Demetrio e Prata. In città è tornata la paura. Si riaccendono le polemiche sul piano di Protezione civile. Da una parte la lista civica «L'Aquila che vogliamo» e l'Idv, che accusano il Comune di non aver fatto nulla, dall'altra l'amministrazione che ribadisce, invece, di aver predisposto già da tempo il piano.

«L'ultima scossa», afferma Pier Paolo Visione dell'Aquila che vogliamo, «ha per l'ennesima volta messo a nudo il piano di protezione civile e reso consapevoli i cittadini di essere soli. Noi non possiamo far altro che risollecitare il senso civico di coloro che per forza di cose si trovano ancora ad amministrare la città fino a maggio 2012. E in mancanza di azioni auspichiamo l'intervento della prefettura. Qui è necessario attrezzare delle grandi aree di attesa con la presenza di volontari dove i cittadini possano raccogliersi, anche dopo una piccola scossa. Serve un vero piano di protezione civile comunale, reso efficace con simulazioni e una corretta comunicazione. E chiediamo che vengano riviste e rimodulate le ordinanze per la ricostruzione innalzando i parametri minimi di sicurezza e che si doti ogni edificio del cratere di un libretto dei lavori eseguiti».

Per il segretario Idv Lelio De Santis, «dopo 30 mesi dal sisma i cittadini non sanno ancora dove radunarsi e come comportarsi. I morti del 6 aprile dovrebbero avere insegnato a tutti che è prioritario assicurare ai cittadini due condizioni per evitare il ripetersi di danni alle persone: ricostruire bene e con il livello massimo dei parametri di sicurezza e un Piano comunale di protezione civile efficiente. Finora, nessuna delle due è visibile».

Ma il Comune rispedisce al mittente critiche e contestazioni. «Il piano c'è» afferma il sindaco Massimo Cialente, «è stato comunicato alla popolazione ed è valido tutti i giorni. Le informazioni sono state date attraverso giornali e televisioni. Per ora ci sono aree di raccolta che stiamo provvedendo a infrastrutturare. Ma disponiamo già di aree attrezzate, quelle che hanno ospitato le tendopoli».

«È possibile consultare la dislocazione delle aree per l'emergenza» spiega l'assessore Roberto Riga «sul nostro sito www.comune.laquila.it. dove sono riportate, in dettaglio, le 70 aree di attesa, le 16 di accoglienza (quelle destinate a ospitare tendopoli o comunque strutture temporanee per chi non può far ritorno a casa propria) e quelle di ammassamento, che utilizzeranno i soccorritori e dove saranno sistemate le risorse necessarie per l'assistenza alla persone. Per assicurare la massima diffusione, a breve saranno stampate e distribuite 30mila copie di una brochure contenente anche consigli per affrontare le situazioni di pericolo». Un botta e risposta con tanto di intervento dello studioso del radon Giampaolo Giuliani, secondo cui «nei prossimi mesi sarà necessario rialzare il livello di guardia». (m.m.)

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