Pochi libri ai detenuti al 41 bis, scatta il sit-in

Domani due manifestazioni per protestare contro le restrizioni imposte dal regime di carcere duro

L’AQUILA. Pochi libri, e a caro prezzo, per chi è in prigione sottoposto al regime del 41 bis, il cosiddetto “carcere duro”. Per protestare contro quella che viene definita «un’ulteriore censura», domani all’Aquila, alla vigilia della giornata mondiale contro la tortura, si terranno due manifestazioni. La prima si svolgerà alle 11, con partenza da viale Gran Sasso, la seconda sotto il carcere “Le Costarelle” di Preturo. «Una sentenza della Cassazione del 2014», fanno sapere gli organizzatori di “Femminismo rivoluzionario”, «stabilisce il potere assoluto delle circolari del Dap, per cui chi è sottoposto al regime di 41 bis, non può più ricevere libri e stampa in genere, se non acquistandoli a caro prezzo tramite il carcere. Quest’ulteriore censura, oltre al limite di detenere in cella un numero esiguo di testi, si aggiunge a un lungo elenco di gravi restrizioni, anche oggetto d’indagine della Commissione diritti umani del Senato. In particolare, dall’indagine conoscitiva sul 41 bis di quest’anno, emerge un quadro raccapricciante sulle condizioni detentive nella sezione femminile speciale del carcere dell’Aquila, che Giulio Petrilli definì un carcere femminile peggiore di Guantanamo e di Alcatraz, dove le detenute sono sepolte vive e in condizioni d’isolamento totale». «Lontane dai propri affetti e dai propri figli, le 7 donne rinchiuse nel carcere dell’Aquila soffrono più degli uomini di questa condizione di carcere duro», denuncia invece l’avvocato Fabiana Gubitoso. «Nel rapporto del Senato», sostengono ancora gli organizzatori della manifestazione, «le donne rinchiuse alle Costarelle ci parlano di privazioni e afflizioni quotidiane, come la presenza continua di agenti durante le visite mediche, l’impedimento a svolgere attività creative, il limite al numero di libri, indumenti. La lettura, poi, è di importanza vitale nelle sezioni di isolamento totale, impedirla è un accanimento che va oltre il 41 bis. Come altro vogliamo chiamarla questa se non tortura? Diversi magistrati di sorveglianza hanno accolto i reclami contro questa circolare, in quanto anticostituzionale. La Cassazione invece, considerando le circolari ministeriali dei semplici provvedimenti amministrativi interni, non suscettibili di controllo di legittimità, l’ha di fatto legalizzata, rendendola così definitiva».

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