«Pochi soldi per le imprese»

Il direttore di Confindustria: insufficienti 45 milioni.

L’AQUILA. «I 45 milioni di euro spalmati su 4 anni previsti dal decreto per l’Abruzzo? Una presa in giro. Le nostre aziende hanno bisogno di ben altre cifre per ripartire». Parola di Antonio Cappelli, direttore dell’Unione industriali della provincia dell’Aquila, che boccia senza appello gli aiuti promessi alle imprese aquilane. Pochi, per far fronte ad un disastro come quello causato dal sisma del 6 aprile. Mancano i soldi per ripartire, sostiene Confindustria. Ma mancano, soprattutto, sedi e stabilimenti dove operare. «Molte aziende hanno ripreso l’attività», afferma Cappelli, «ma sono tante le imprese artigiane e di servizi ancora ferme. La zona franca, così come prevista nel decreto, concede agevolazioni per 45 milioni di euro ripartiti su 4 anni. Una cifra assolutamente sproporzionata all’emergenza in atto. Il governo deve rivedere il quadro delle agevolazioni e il sistema di erogazione dei fondi».

Cappelli porta alcuni esempi: gli stabilimenti Thales, Alenia Space e Telex, inagibili. L’attività, al momento, è ferma per almeno 400 piccole e medie aziende del terziario e dei servizi rimaste prive di sede. «Il governo, di concerto con gli enti locali», dice Cappelli «deve identificare una strategia possibile per far ripartire il mercato economico aquilano e rafforzare il tessuto industriale. Creare spazi per le piccole imprese, concedere maggiori aiuti, non dilazionati nel tempo, ma immediatamente disponibili. Nella sede degli Industriali, nel centro commerciale L’Aquilone, ospitiamo al momento 40 aziende, ma si tratta di un provvedimento tampone, comunque insufficiente rispetto alle esigenze. Sono alla ricerca di nuovi spazi almeno 400 imprese».

Confindustria ha buttato giù un vademecum: concedere la zona franca, con sgravi e incentivi consistenti, tali da alleggerire la pressione fiscale e da attrarre nuovi gruppi industriali favorendo gli insediamenti sul territorio; individuare nuove aree da destinare alla localizzazione di piccole e medie imprese. Spazi da concedere a prezzi modici. Infine, l’87.3.c., una misura di cui si parla da tempo, «ma che deve diventare operativa subito. Non ha senso», incalza il direttore di Confindustria «parlare di sgravi e agevolazioni a lungo termine, a partire dal 2012. Il territorio aquilano è stato colpito da una catastrofe che impone interventi immediati a garanzia della ripresa delle attività e del mantenimento dei livelli occupazionali.

Le aziende devono poter usufruire da subito delle agevolazioni, non a distanza di due o tre anni dalla domanda». Lavorare su più fronti e insistere perché il decreto per l’Abruzzo venga modificato sul fronte degli sgravi alle imprese, fermi a 45 milioni di euro. «Per risalire la china abbiamo bisogno di aiuti, subito. Non di palliativi, che servono a poco. Le imprese che operano sul territorio devono poter contare su agevolazioni fiscali, incentivi e spazi dove riprendere l’attività sospesa dopo il terremoto», conclude Cappelli.