Porta Barete, nuovi intoppi
I residenti minacciano richieste di risarcimento milionarie, il Comune vuole l’intesa sul recupero
L’AQUILA. La strada indicata è quella del recupero di Porta Barete. Ma contro l’ordine del giorno approvato dal consiglio comunale insorgono gli inquilini del palazzo di via Roma, che sovrasta l’area archeologica tornata alla luce proprio in seguito ai lavori di demolizione dell’edificio danneggiato dal sisma. Insomma, se da una parte l’assise comunale dà il via libera alla riapertura di una delle antiche porte d’accesso della città, con un contestuale piano di riqualificazione dell’intera zona, i cittadini coinvolti parlano di «disparità di trattamento» e di costi risarcitori molti alti. L’ordine del giorno, firmato dai consiglieri Giuliano Di Nicola (Idv) e Raffaele Daniele (Udc) è stato approvato nella tarda serata di giovedì, con 14 voti favorevoli, uno contrario e 4 astenuti. La proposta, rimodulata rispetto alla versione originale su indicazione del sindaco Massimo Cialente, è stata illustrata in aula dal consigliere Pierluigi Properzi: nel documento si ravvisa la necessità «di studiare la riapertura di Porta Barete, fermo restando il diritto dei cittadini di rientrare nelle proprie abitazioni nel più breve tempo possibile, previo un confronto con il ministero e in accordo con i residenti interessati». Accordo che, stando alle prime battute, è ancora lontano. Secondo l’avvocato Fausto Corti, che tutela gli inquilini del civico 207, «i lavori di abbattimento del palazzo e tutte le pratiche connesse sono costate finora 1 milione e 300mila euro e i danni risarcitori ai condòmini sarebbero altissimi, considerato che il consiglio comunale ha approvato da 3 anni il piano di ricostruzione che dava il via alla ricostruzione del palazzo con l’ingresso su via Roma». In pratica, per permettere il recupero dei resti archeologici, l’edificio dovrebbe essere spostato di alcuni metri rispetto alla posizione iniziale. L’ordine del giorno approvato prevede l’eliminazione totale del terrapieno di via Roma e la riapertura del passaggio dell’antica porta trecentesca, partendo dal presupposto che la parte terminale di via Roma avrebbe perso la sua funzione con la realizzazione della rotatoria di via Vicentini. Lo stop ai lavori per la ricostruzione dell’edificio comporterebbe «un danno erariale, modifiche e rescissione dei contratti con le ditte affidatarie dei lavori di ricostruzione», dice Corti, «e il risarcimento agli inquilini per il grave pregiudizio che procrastinerebbe il rientro presso le loro abitazioni e la permanenza nelle sistemazioni provvisorie». Il consiglio ha approvato la delibera sulle aree bianche, con il voto a favore di 15 consiglieri e l’astensione di Vincenzo Vittorini (L’Aquila che vogliamo) ed Ettore Di Cesare (Appello per L’Aquila), mentre il resto dell’opposizione ha lasciato l’aula al momento del voto. Provvedimento approvato con emendamenti proposti da Di Cesare, alcuni dei quali rimodulati in accordo con l’amministrazione.
Romana Scopano
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