Post ironici sui social per rompere il tabù della morte: il caso Taffo

Il primo post di Taffo sui social, diventato virale 

4 Dicembre 2025

Da una piccola falegnameria nell’Aquilano a re dei follower. Il discendente: «Il primo meme? Ci è voluto coraggio per osare»

L’AQUILA. Con l’ironia hanno saputo reinventarsi e farsi conoscere ben oltre i confini d’Abruzzo. Erano gli anni ’40 quando dalla piccola bottega di Giuseppe Taffo nacquero le prime bare artigianali destinate agli abitanti dell’Aquilano. La crescente domanda trasformò l’attività in una vera impresa di onoranze funebri, tramandata di generazione in generazione. Oggi Taffo è un marchio noto in tutta Italia, diventato un fenomeno anche nel mondo dei social grazie a una comunicazione di black humor: toni irriverenti, pungenti, ma dietro cui si nasconde un lavoro studiato con precisione. A guidare la sede aquilana sono Angelo Taffo e il figlio Giacomo, 37 anni, ideatore della prima vignetta che divenne virale. La loro storia è ospite della puntata di ‘31 minuti’ in onda questa sera alle 22.30 su Rete8.

Giacomo, come nasce l’idea di puntare sui social in un settore come quello delle pompe funebri?

«Nel 2014, dopo aver imparato bene le dinamiche aziendali, ho voluto dare un mio contributo svecchiando una comunicazione che era ferma agli anni ’70-’80. Ho iniziato a pubblicare su Facebook post un po’ irriverenti. All’inizio mio padre era contrario: temeva critiche e una possibile gogna mediatica» .

Ricorda il primo post?

«Sì, era l’anniversario del film ‘Ritorno al futuro’. Pubblicai l’immagine di un carro funebre con le scie di fuoco delle ruote, scrivendo: “Non sarà la DeLorean, ma nel futuro ti riporta lo stesso”».

E funzionò subito?

«Gli appassionati di cinema lo apprezzarono moltissimo e il post diventò virale. Capì immediatamente che poteva essere una strada percorribile, e per di più gratuita».

E da lì un grande successo fino ad oggi?

«Sì, sono seguiti molti altri post sui temi più diversi. Mi ispirai alla strategia lanciata da Ceres, il cosiddetto instant marketing. Ogni notizia di attualità che attirasse l’attenzione del pubblico cercavo di ricollegarla, con ironia, al nostro settore. In alcuni casi ho provato anche a lanciare messaggi sociali. Per esempio, a Capodanno pubblicai un taxi, un’ambulanza e un carro funebre con la scritta: “Stasera, se bevi, scegli da chi farti portare a casa”».

Una comunicazione molto forte e irriverente, ricevete mai delle critiche?

«Certo, le critiche sono inevitabili. Non si può piacere a tutti. Siamo riusciti con delicatezza anche a scherzare sull'argomento, rimanendo sempre nel rispetto di un avvenimento comunque importante e difficile per le persone che lo affrontano».

E che risultati vi ha portato una strategia di comunicazione molto potente?

«Una grandissima notorietà, la nostra brand awareness è cresciuta moltissimo e siamo un brand riconosciuto anche a livello nazionale. Ho diverse lauree in ufficio che trattano il nostro come caso studio. Con grande orgoglio ho portato una piccolissima realtà aquilana, abruzzese, in giro per l’Italia».

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