Pratola, riequilibrate le presenze degli stranieri nelle classi

Il dirigente Raffaele Santini, da quest’anno alla guida dell’istituto Tedeschi per rifare le classi e riequilibrare la presenze degli alunni di altre nazionalità nelle due sezioni della scuola di Valle Madonna

PRATOLA PELIGNA. Una sola ora di ritardo sul suono della prima campanelle. Tanto è bastato al preside Raffaele Santini, da quest’anno alla guida dell’istituto scolastico Tedeschi di Pratola Peligna, per rifare le classi e riequilibrare la presenze degli alunni di altre nazionalità nelle due sezioni della scuola di Valle Madonna. Il cambiamento è stato accettato da tutti i presenti convocati per l’occasione in una riunione extra. Nello specifico sono stati spostati, anche in questo caso con il benestare dei ragazzi e dei genitori, 2 alunni di altra nazionalità.

Ora ciascuna calasse è composta rispettivamente da 15 e 19 scolari. Una variazione rispetto alla precedente formazione che prevedeva due classi di 17 e 17 alunni. Divisione che assegnava, in un'unica classe, 7 alunni di diversa nazionalità. Durante la riunione, mentre i bambini arrivati per l’accoglienza del primo anno di scuola, giocavano tra loro nell’atrio della scuola, alcuni residenti a Pratola ma di altra nazionalità hanno ribadito di trovarsi bene nel centro della Valle Peligna fugando eventuali dubbi sul loro risentimento. Poi il suono della prima campanella ha procurato emozioni nei genitori e qualche sospiro di sollievo.

Sulla vicenda è intervenuto anche il sindaco di Pratola. «Faremo di tutto per capire se c'è qualcosa che cova e, in quel caso, quali sono i responsabili di un episodio che è stato stigmatizzato dagli stessi miei concittadini e non rientra nella cultura di un paese che ha sempre favorito l'integrazione razziale». Chiaro il discorso fatto pubblicamente dal primo cittadino, Antonio De Crescentis, che ha accompagnato il dirigente dell'istituto comprensivo "Tedeschi" nel suo giro di benvenuto ai bambini. «La nostra ottica è sempre stata quella di un'integrazione uniforme - ha aggiunto - in un piccolo comune dove su settemila residenti 600 hanno origini extracomunitarie». Le proteste di numerosi genitori per tre classi di prime elementare formate, in un primo momento, solo da bambini nati in famiglie italiane, erano nate proprio dall'esigenza di un'integrazione il più uniforme possibile. «Noi non siamo un paese razzista: qui, da sempre, l'integrazione è stata favorita - ha detto la mamma di un'alunna -. Se ci sono pratolani che pensano che esistano famiglie di serie A e altre di serie B escano allo scoperto».

©RIPRODUZIONE RISERVATA