Luigi Cellini e don Francesco Grassi, il sacerdote ferito nell’aggressione

TRASACCO

Prete accoltellato, l'aggressore lascia il carcere e chiede perdono: "E' stato un raptus"

Il 77enne, accusato di tentato omicidio, è ora ai domiciliari. La moglie ha incontrato il parroco: "Mi ha abbracciata. Lui e Luigi erano amici, tutto ciò è assurdo"

TRASACCO. Si è detto pentito Luigi Cellini per aver aggredito don Francesco Grassi, ma a spingerlo sarebbe stato un raptus che non è riuscito a controllare. Questo quanto spiegato dal 77enne ieri mattina durante l’interrogatorio che si è svolto in modalità telematica dal carcere di Lanciano dove era rinchiuso da giovedì scorso con l’accusa di tentato omicidio.

Gli viene contestata anche la premeditazione perché aveva portato con sé il coltello da casa con l’intenzione di colpire il sacerdote. Subito dopo aver accoltellato il parroco di Trasacco nella basilica dei Santi Cesidio e Rufino al collo, al volto e alle mani, è fuggito nella sua abitazione dove poi è stato trovato dai carabinieri della stazione di Trasacco, agli ordini del luogotenente Armando Croce, che lo hanno fermato e arrestato alla luce di quanto dichiarato dal sacerdote che nella colluttazione lo aveva riconosciuto. L’uomo, ex dipendente dei mercati generali di Roma, ha lasciato il carcere e si trova ora ai domiciliari.

L’INTERROGATORIO

È durato circa mezz’ora l’interrogatorio in videoconferenza dal carcere di via Lamaccio a Lanciano. Rispondendo alle domande, più volte Cellini ha chiesto perdono per il suo gesto del quale ha detto di essersi pentito. Da giovedì scorso a parlare per lui era stata la famiglia, in particolare il figlio Adamo, che aveva chiesto a don Francesco, e all’intera comunità di Trasacco, di scusare suo padre per quell’aggressione.

L’uomo, difeso dall’avvocato Antonio Milo, ha confermato durante l’interrogatorio che c’erano state delle problematiche nell’ambito della confraternita della Madonna di Candelecchia, ma non è entrato nel dettaglio. La domenica precedente all’aggressione, infatti, si erano svolte le elezioni per il rinnovo delle cariche nella confraternita e Cellini, grande devoto, non era stato eletto attribuendo, secondo una prima ricostruzione dei fatti, proprio al parroco tutto ciò.

Nella serie di domande che gli sono state poste ieri, però, ha parlato in modo generico di problematiche senza aggiungere particolari in merito. Si è invece scusato più volte per ciò che ha fatto. Ha dichiarato che è stato un raptus improvviso che non è riuscito a controllare e di essere in cura per dei problemi di natura psicologica.

Come richiesto dal procuratore Maurizio Maria Cerrato, che sta coordinando l’inchiesta per tentato omicidio, e dal gip del tribunale di Avezzano, Daria Lombardi, è stato poi scarcerato e si trova agli arresti domiciliari.

IL PERDONO

Oltre al figlio Adamo anche la moglie del 77enne Armandina ha avuto modo nei giorni scorsi di incontrare il parroco che, nonostante le ferite alle mani e al volto, è voluto subito tornare in parrocchia e a celebrare la messa.

Don Francesco, già la sera stessa, quando era in ospedale – con il vescovo monsignor Giovanni Massaro accorso a fargli visita – aveva chiesto per Cellini «misericordia e perdono» e aveva pregato per lui.

«Don Francesco mi ha voluto incontrare, mi ha abbracciato e mi ha detto di stare serena», ha raccontato Armandina Cellini, moglie del 77enne, fortemente provata dall’accaduto. «Ma come faccio a stare serena con quello che è successo? Sono 55 anni che mi sono sposata, 58 che stiamo insieme, Luigi non ha mai fatto del male a nessuno. Era un amico di don Francesco, si incontravano tutte le domeniche. Io sono una moglie, una madre, una nonna, ho una nipote che si è sentita di morire perché è molto legata al nonno, cosa devo fare? Posso solo stargli vicino e farlo sentire amato da tutta la sua famiglia».