Processo Convitto, altro rinvio in vista

Sbagliata la notifica a Bearzi. E altri procedimenti rallentano

L'AQUILA. Stenta a decollare il processo per il crollo del Convitto nazionale sotto le cui macerie sono morti tre minorenni. Infatti, per la terza volta, è andata a vuoto la notifica fatta a uno degli imputati, Livio Bearzi, assistito dall'avvocato Paolo Enrico Guidobaldi e da un collega romano, per cui il processo previsto per il 29 aprile rischia di saltare. Come a dire che il vero nemico da temere in tema di prescrizione non è il processo breve quanto la regolarità delle notifiche che stanno rallentando altri procedimenti. Va detto che la notifica è stata fatta a Roma da forze dell'ordine che hanno consegnato l'atto alla persona sbagliata. I difensori di Bearzi, che vogliono fare il processo ritenendo innocenti entrambi gli imputati, hanno subito comunicato al tribunale il problema ma quando la notifica è stata riproposta i tempi erano scaduti. La presenza in udienza dell'accusato per omicidio colposo (l'altro imputato è (Vincenzo Mazzotta) non necessariamente potrebbe sanare l'errore. Il rinvio sembra inevitabile. Infatti qualora si andasse avanti qualcuno potrebbe eccepire quella nullità e vanificare il procedimento. Tutte valutazioni che farà il giudice fermo restando che è già la terza volta che questo procedimento frena per questo motivo suscitando la comprensibile ira delle parti offese. Ma il problema, oggettivamente, sta nella procedura delle notifiche forse troppo complicata per assicurare un processo agile. Uno dei procedimenti più importanti, quello a carico della commissione Grandi Rischi, per il cosiddetto mancato allarme, è stato anche esso rinviato tempo addietro per una notifica non fatta a Genova a Claudio Eva, uno dei sette imputati di omicidio colposo plurimo.

Per difficoltà di notifiche all'estero ci sono tempi lunghi per la fissazione di una udienza sugli isolatori sismici. Inoltre per una notifica in Venezuela è stata stralciata la posizione di un imputato del crollo di via D'Annunzio.

Oggi, per restare in tema di crolli, si discute in udienza preliminare la richiesta di rinvio a giudizio per il crollo di un edificio in via Poggio Santa Maria dove sono morte 15 persone. Come in parecchie indagini sui condomini realizzati negli anni sessanta anche in questo caso i presunti responsabili della tragedia sono tutti morti tranne uno. Si tratta di un uomo di 94 anni, L. M. di Scoppito, assistito dagli avvocati Ernesto e Massimiliano Venta il quale all'epoca era soltanto il committente e intestatario della concessione edilizia. Secondo accuse ancora tutte da dimostrare l'edificio, che aveva cinque piani, sarebbe stato realizzato in difformità con le autorizzazioni concesse. Sempre gli investigatori avrebbero ritrovato delle difformità sulle realizzazioni di una scala interna e la presenza di corpi aggiuntivi non previsti nel processo iniziale. Sta di fatto che il condominio implose e a fronte di quindici morti ci furono anche cinque superstiti. Le indagini sono fatte dalla polizia e dal Corpo Forestale dislocato in procura. (g.g.)

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