Processo Grandi Rischi, preside Convitto nazionalechiede un maxi-risarcimento da 15 milioni di euro

Livio Bearzi, imputato in un altro processo della maxi inchiesta crolli, chiede 15 miloni di euro di risarcimento da devolvere ai familiari delle vittime. Appello dell'associazione 309 martiri: "In questo processo ci sia estrema lucidità"

L'AQUILA. Il Gup del tribunale dell'Aquila ha fissato un calendario di udienze - nei giorni 16, 17 e 18 del maggio prossimo - per valutare la richiesta, avanzata da una trentina di parti civili, di costituirsi nel filone del procedimento penale relativo alla Commissione Grandi Rischi, nell'ambito del quale la Procura della Repubblica ha chiesto il rinvio a giudizio di sette persone. E' quanto emerso dall'udienza preliminare di oggi, durata circa due ore. Per l'8 aprile prossimo, invece, sono già state calendarizzate le udienze per il processo civile nell'ambito del quale i parenti delle vittime hanno chiesto un maxi risarcimento di 22 milioni di euro. Tra le richieste di costituzioni parte civile nel processo relativo alla commissione Grandi Rischi c'è anche il preside del Convitto nazionale, Livio Bearzi, imputato insieme al dirigente della Provincia Vincenzo Mazzotta, in un altro processo della maxi inchiesta crolli, quello relativo a quanto accaduto nell'istituto che dirige, dove il 6 aprile 2009 sono morti tre studenti.

Maxi risarcimento da 15 milioni di euro. La richiesta del preside del convitto nazionale è stata resa noto dal legale di Bearzi, Paolo Guidobaldi, il quale a margine dell'udienza preliminare di stamani, ha annunciando "una richiesta di risarcimento di 15 milioni di euro, che devolveremmo ai familiari delle vittime". "Il Convitto", ha spiegato il legale, "è un'istituzione pubblica, e il preside viene accusato di non averlo sgomberato. Ma se fino al giorno prima le massime autorità avevano affermato che chiunque avesse agito diversamente sarebbe stato denunciato, come poteva Bearzi sgomberare l'istituto? Si è attenuto alle disposizioni, non ha omesso nulla, al contrario di quanto gli viene contestato". Quanto all'esito dell'azione civile, ammesso che venga accettata dal Gup, Guidobaldi sottolinea che "se passerà la nostra tesi certo non cadranno automaticamente le accuse per il preside (imputato per omicidio colposo, disastro colposo e lesioni gravi, ma delle due l'una: l'omissione o c'é stata o non c'è stata".

Appello dell'associazione 309 martiri. Al termine dell'udienza preliminare sulla commissione Grandi Rischi, uno dei filoni più attesi della maxi inchiesta sul terremoto, il presidente dell'associazione 309 martiri, Vincenzo Vittorini, ha rivolto un appello: "Dobbiamo attenerci ai tempi della giustizia, che in questo caso mi dicono siano abbastanza rapidi. Ci vuole lucidità estrema, una cosa importante per valutare questo delicato processo. Come ha detto anche il nostro avvocato, comunque, meglio un rinvio in più piuttosto che toppare e rischiare la nullità".

Il processo. Anche all'udienza di stamani sono risultati assenti gli indagati, tutti di livello nazionale. I sette a processo sono accusati di aver dato eccessive rassicurazioni al termine della riunione del 31 marzo 2009, cinque giorni prima del sisma che devastò L'Aquila e numerosi Comuni limitrofi. Si tratta di Franco Barberi, presidente vicario della Commissione nazionale per la prevenzione e previsione dei grandi rischi e ordinario di Vulcanologia all'Università Roma Tre; Bernardo De Bernardinis, vice capo del settore tecnico operativo del dipartimento nazionale di Protezione Civile; Enzo Boschi, presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) e ordinario di Fisica terrestre presso l'Università di Bologna; Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti; Gian Michele Calvi, direttore della fondazione 'Eucentre' e responsabile del progetto Case; Claudio Eva, ordinario di Fisica terrestre presso l'Università di Genova; Mauro Dolce, direttore dell'ufficio Rischio sismico del dipartimento di Protezione civile e ordinario di Tecnica delle costruzioni presso l'Università “Federico II” di Napoli.

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