Properzi: su Porta Barete fare chiarezza
L’urbanista e consigliere comunale: «Il sindaco non può sempre scaricare le colpe ad altri, basta con le chiacchiere»
L’AQUILA. Sul dibattito intorno alla valorizzazione di Porta Barete interviene il consigliere comunale e urbanista Pierluigi Properzi. «La vicenda di Porta Barete», afferma Properzi, «sconta prima di tutti un errore di impostazione che discende dalla natura del piano di ricostruzione, privo di qualsiasi regola urbanistica. Il tema è invece stato caricato di valori simbolici eccessivi, quasi un tentativo di spostare l’attenzione dagli altri problemi su un piano retorico. Una volta “atterrati” su questo piano, diventa facile scaricare le proprie colpe sugli altri indicandoli come i cattivi di turno (Soprintendenza, amministrazioni passate, proprietari) ma non si risolvono i problemi».
«Tutto questo va resettato a favore di un approccio scientifico e pragmatico che dia forza alle scelte amministrative. Perché questo avvenga, è innanzitutto necessario porre con chiarezza quali sono i problemi da risolvere. Tra questi: il mantenimento dell’asse di via Roma come accesso Ovest della città storica; la necessità di restaurare le mura e i resti della Porta Barete in base ad analisi tecnico-scientifiche e criteri consolidati; la riduzione degli impatti visivi delle realizzazioni moderne rispetto all’edilizia storica e monumentale; la messa a punto di una corretta soluzione urbanistica; l’assicurazione della partecipazione attraverso un’udienza pubblica che abbia regole chiare e responsabili riconoscibili. Una volta fissati questi presupposti si può elaborare un progetto di cui l’amministrazione si assuma la responsabilità (sia giuridica che economica) e la cui stesura sia confortata dall’adeguatezza dei tecnici incaricati e aprire il processo di partecipazione. È questo l’approccio che auspico per Porta Barete così come per le altre “aree complesse” della ricostruzione, come via XX Settembre e Piazzale Paoli. Un approccio che ho presentato come metodo di lavoro in consiglio comunale sin dal giugno scorso concordandolo con l’assessorato, ma che ha purtroppo subìto il destino dell’insabbiamento. Come tutte le altre mie proposte in tema urbanistico, del resto, e probabilmente non potrebbe finire in un altro modo quando si ha a che fare con un’amministrazione che non ha nel proprio dna la pianificazione, preferendo di gran lunga la partecipazione retorica e il decisionismo estemporaneo».