Protesta post-sisma condannati in quattro

Manifestazione del 2010 all’Emiciclo per ottenere la proroga delle tasse Furiosi i comitati e Appello per L’Aquila: «Un’ingiustizia vergognosa»
L’AQUILA. Il giudice unico onorario del tribunale Angelo Caporale ha condannato quattro aquilani a sei mesi di reclusione e 200 euro di multa per danneggiamento e invasione di uffici pubblici in relazione alla protesta del 23 dicembre 2010.
In quel giorno centinaia di cittadini occuparono alcuni spazi della sede del consiglio regionale, all’Emiciclo, per chiedere una proroga per la restituzione delle tasse sospese dopo il sisma del 6 aprile 2009. I quattro sono Enrico Maria Ciccozzi, Nino Benito D’Innocenzo, Giovanni De Gasperis e Mauro Zaffiri.
I manifestanti, unitamente ai comitati cittadini sorti per chiedere la partecipazione dal basso alle scelte per la ricostruzione, invitarono alle dimissioni l’allora commissario per la ricostruzione, il presidente della Regione Gianni Chiodi. Ai quattro imputati erano contestati i reati di aver forzato il cancello posto all’ingresso dell’Emiciclo e il portone dell’aula consiliare, secondo quanto riferito da alcuni agenti di polizia presenti sul posto. Il pm aveva chiesto l’assoluzione piena per D’Innocenzo e Zaffiri e la sola condanna per danneggiamento per Ciccozzi e De Gasperis.
Durante il processo hanno deposto in aula vari rappresentanti politici, come la senatrice Pd Stefania Pezzopane, all’epoca assessore comunale, l’ex deputato del Pd Giovanni Lolli, il vicepresidente dell’Emiciclo Giovanni D’Amico, anche lui del Pd, e il direttore amministrativo del Consiglio Paolo Costanzi, quest’ultimo nell’udienza di ieri. All’attacco i componenti del comitato 3e32. «Nelle aule del tribunale», si legge in una nota, «si è consumata un’ingiustizia vergognosa».
Nella nota si parla di «cittadini condannati e di affari per la ricostruzione archiviati». Il comitato, più in particolare, si duole per il fatto che queste persone sono state condannate mentre è stata archiviata un’indagine dalle cui intercettazioni si arguisce che alcuni si rallegravano per la possibilità di accaparrarsi gli appalti conseguenti alla catastrofe del 6 aprile 2009.
La sentenza è stata criticata anche da Appello per L’Aquila che in una nota ricorda come quella protesta fu utile per ottenere una proroga per il pagamento dei tributi. «Per quel provvedimento», si legge in un comunicato, «molti politici, da Gianni Letta al sindaco Cialente e altri, si sono appuntati delle medaglie sul petto. Però, a pagare per quel gesto di attivismo civile sono state solo 4 persone scelte a caso dalla Questura tanto da non essere identificati sul posto. Si tratta di cittadini puniti per il loro impegno mentre gli sciacalli continuano a ridersela. Si è trattato dell’ennesimo processo contro cittadini che non si rassegnarono lottando per riscrivere la storia».
«Il mio assistito», commenta l’avvocato Gianmatteo Riocci, «insieme agli altri tre imputati e a tantissime altre persone, erano andati all’Emiciclo solo per potersi confrontare con le istituzioni, in maniera assolutamente pacifica, come hanno riferito i testimoni».
Nel corso del procedimento penale, le cui indagini furono fatte dalla polizia, gli altri imputati sono stati assistiti dagli avvocati Gregorio Equizi, Ascenzo Lucantonio, Elena Cipollone. Le motivazioni della sentenza saranno note alle parti tra trenta giorni.
©RIPRODUZIONE RISERVATA