Pub in rivolta, caso politico

Ordinanza contestata dai consiglieri di maggioranza.

SULMONA. L’ordinanza anti-schiamazzi che anticipa di un’ora la chiusura di bar e pub fa rumore tra le stanze del municipio. Così, mentre il sindaco Fabio Federico incassa l’inaspettata solidarietà dell’assessore provinciale Benedetto Di Pietro (Pd), gran parte dei consiglieri di maggioranza non promuove il provvedimento o si trincera dietro imbarazzanti silenzi.

Le manifestazioni di strada con tanto di assedio sotto casa di Fabio Federico hanno innescato un caso politico. Che a sentire i rappresentanti della maggioranza può minare gli equilibri dell’amministrazione comunale. Vittorio Masci, capogruppo di Alleanza per Sulmona (lo stesso schieramento del sindaco), la pensa così: «Qualcosa da rivedere c’è. Un’ordinanza di questo tipo va coordinata con i comuni del circondario e non può restare un’iniziativa di Sulmona. Perché non risolviamo nulla se dopo una certa ora si va a bere nei paesi vicini». Il provvedimento firmato venerdì da Federico prevede la chiusura anticipata dei locali (dalle 2 all’1, in estate e inverno) e il divieto di somministrazione di bevande all’aperto dopo le 24.

«L’ordinanza è sbagliata», afferma Cristian La Civita (Pdl), «il centro storico deve restare il cuore vitale della città. Servono altre soluzioni per frenare comportamenti incivili di una stretta minoranza di giovani». Per Gaetano Pagone (Alleanza per Sulmona) «occorre vedere se ci sono margini di manovra per trovare soluzioni condivise da gestori, residenti e giovani». Parere quasi identico a quello di Donato Di Cesare (Alleanza per Sulmona) che parla di «provvedimento troppo restrittivo, da ridiscutere». E aggiunge: «Se vogliamo essere città universitaria e set cinematografico non si può pensare a divieti di questa portata». Giovanni Capparuccia (Alleanza per Sulmona) invita a un accordo fra le parti. «Si può posticipare l’orario di chiusura il venerdì e il sabato», spiega, «a patto che i gestori garantiscano una vigilanza all’esterno dei locali.

L’ordinanza, così come è, non va bene». Luigi Rapone (Udc) evidenzia: «Molti genitori sono preoccupati perché i figli potrebbero andarsene in locali di paesi vicini. Sulla base di queste ultime osservazioni possiamo riaprire un tavolo con i titolari degli esercizi e trovare una scucitura che possa garantire il rispetto di tutti. Mi auguro che provvedimento non sia definitivo». Nunzio Giovannelli si limita a dire: «Ne parlerò col mio capogruppo e ci esprimeremo». Silenzi più che imbarazzanti quelli di Nicola Angelucci e Antonio De Deo. Si schiera con il sindaco, invece, il consigliere Paola Pelino. «Il provvedimento mi trova in linea con il sindaco», dichiara la parlamentare Pdl, «anche se può sembrare drastica, l’ordinanza è stata sollecitata da numerose famiglie. Le proteste? Il sostegno dato da alcuni rappresentanti del Pd è solo mediocre propaganda».

Sta con Federico anche Salvatore D’Angelo (Alleanza per Sulmona): «Un’ordinanza firmata da chi ha a cuore la gioventù e la vuole educare. Fosse per me chiuderei i locali alle 23». Solidarietà a Federico arriva dall’assessore provinciale Benedetto Di Pietro (Pd). «La distanza che politicamente mi separa dal sindaco è notevole», sottolinea, «ma questo non mi impedisce di inviargli la mia solidarietà per quanto ha dovuto subire venerdì notte. Anche la più aspra e dura critica politica ha e deve avere i suoi modi e soprattutto i suoi tempi e luoghi dove esprimersi. Le modalità di questa protesta sono state incivili». Ma le polemiche non si placano. Confcommercio, dopo la riunione di ieri con i baristi, ha chiesto al Comune gli atti che hanno indotto il sindaco a emettere l’ordinanza. Il presidente Claudio Mariotti ha annunciato che chiederà un incontro con Federico e i rappresentanti di polizia e carabinieri.