Ricostruzione all'Aquila: in arrivo 80 milioni per le case A e B

I rappresentanti dei Comuni danneggiati dal sisma del 6 aprile chiedono delle modifiche alle linee guida del piano per la ricostruzione in modo da avere pratiche più snelle e procedure più chiare
L’AQUILA. I rappresentanti dell’Anci hanno messo nelle mani del presidente della Regione, Gianni Chiodi, le proposte di modifica alle linee guida per la ricostruzione dei centri storici già presentate in una assemblea ai sindaci del cratere. L’intento è di snellire le pratiche e avere norme più chiare. Chiodi ha anche annunciato che sono in arrivo 80 milioni per la ricostruzione delle case A e B.
L’INCONTRO. La consegna è avvenuta in un incontro svoltosi ieri alla presenza per conto dell’Anci, del presidente Antonio Centi e del direttore, Giuseppe Mangolini. Secondo l’Associazione dei comuni d’Abruzzo il presidente della Regione, «che ha dimostrato una significativa apertura dei confronti dei problemi posti dai comuni, soprattutto delle realtà di minore dimensione demografica, ha manifestato una tendenziale disponibilità ad accogliere la maggioranza delle proposte Anci». C’è l’accordo per un incontro, cui saranno fatti intervenire anche i responsabili istituzionali maggiormente interessati per l’esame relativo alle rimanenti proposte che dovranno essere affrontate «dopo verifica delle compatibilità finanziarie».
LE PROPOSTE. Ma quali sono queste integrazioni proposte dall’Associazione nazionale comuni italiani? Ecco alcune priorità per i piccoli Comuni che sono poi la maggioranza degli enti coinvolti: la certezza del recupero delle seconde case dei non residenti nei centri storici più piccoli; la presenza di un testo unico di coordinamento di tutte le ordinanze emesse dopo il terremoto in modo da evitare confusioni e norme contraddittorie e per favorire il processo di ricostruzione; una semplificazione delle redazioni dei piani regolatori (soprattutto dei centri più piccoli) colpiti dal terremoto; la possibilità per i sindaci di una norma che consenta loro di acquisire al patrimonio municipale degli edifici di cui non si ha più notizie dei proprietari da anni, salvo disposizioni contrarie o fatti nuovi. Il tutto, ovviamente, ai fini dei restauri che diversamente non potrebbero essere possibili. Tutti i sindaci sono convinti che è necessaria una pianificazione diversa tra comune capoluogo e piccoli centri. I sindaci, inoltre, ritengono che ci debba essere una differenza tra i consorzi per la ricostruzione del capoluogo e quelli dei piccoli paesi dove spesso la maggioranza delle persone è anziana o residente all’estero.
ASSEMBLEA. Questi e altri temi saranno discussi in occasione di un incontro che si terrà martedì 26 gennaio a Rocca di Mezzo cui parteciperanno i sindaci, compreso il primo cittadino dell’Aquila e vice commissario, Massimo Cialente, il coordinatore dell’unità di missione, i responsabili dell’Anci e amministratori regionali con lo stesso presidente Chiodi. C’è la convinzione generale sul fatto che il tempo adesso stringe e bisogna agire in fretta per evitare che le lungaggini burocratiche ritardino l’arrivo dei soldi.
ECCO I FONDI. E, a proposito dei fondi, il presidente della Regione, parlando con Centi e Mangolini, ha confermato che è in via di assegnazione un finanziamento di circa 80 milioni di euro a favore dei Comuni in modo che gli stessi possano provvedere a scadenze inrinviabili quali, tra le altre, i contributi per le autonome sistemazioni, i pagamenti dei sostegni per le case A e B.
PROTESTE. Certamente una buona notizia a fronte di una serie di proteste di piccole ditte aquilane che non sono state pagate per i lavori di riparazione fatti per la Case A. Molte di queste imprese hanno affidato la loro protesta a un intervento di Nicola Iannarelli (Associazione Sinistra in movimento) il quale rimarca un problema sempre più di attualità. «Le piccole imprese aquilane» dice Iannarelli, «dopo avere effettuato lavori di ristrutturazione sulle fasce A e dopo avere inoltrato fatture da tempo non vengono ancora pagate, almeno in maggioranza, tranne alcune che hanno avuto canali preferenziali. Ma queste imprese possono oggi rappresentare il volàno di una ripresa economica in quanto creano occupazione e non pagarle vuol dire far morire la ripresa. Tutti parlano della importanza della piccola e media impresa per la ricostruzione ma poi nei fatti vengono favorite solo le grandi imprese, la maggioranza delle quali sono di fuori. Poi, magari, ci sono note imprese locali che vengono pagate. Ma, al contrario, un piccolo imprenditore che ha fatto dei lavori per mio conto, mi ha detto che aspetta i pagamenti di ben otto opere da lui concluse nei condomini A e mi ha anche chiesto se potevo anticipargli qualcosa visto che si trova in sofferenza». «Bisogna tener presente», conclude, «che i dipendenti di queste piccole imprese sono in maggioranza giovani che prima avevano delle attività che dopo il terremoto non hanno più nulla e nemmeno gli ammortizzatori sociali. Si tratta di gente che prima svolgeva altri lavori e che, per sopravvivere, si è riconvertita alla ricostruzione leggera». «Una ragione in più» conclude Iannarelli, «per poter aiutare la gente dando ossigeno alle piccole imprese formate e gestite solo da aquilani».
APINDUSTRIA. Con circa 100 piccole e medie imprese edili associate, che operano nel recupero, la messa in sicurezza e la ricostruzione degli edifici, Apindustria-Aniemm si pone come punto di riferimento di primo piano nella ricostruzione dell’Aquila. «La dimensione delle nostre imprese», afferma il segretario generale, dell’Associazione piccole e medie imprese della provincia dell’Aquila, Massimiliano Mari Fiamma,«ha fatto sì che si creassero specifiche competenze nel campo dell’innovazione tecnologica e dell’edilizia che hanno portato, attraverso lo studio di materiali, progettazioni e metodologie costruttive avanzate, molte delle aziende locali rappresentate dalla nostra associazione a lavorare su richiesta in Italia e all’estero». Per contatti e informazioni relative alla ricostruzione e alle imprese locali che operano nel settore ci si può rivolgere alla sede di Apindustria-Aniem, in via Saragat, nel nucleo industriale di Pile, all’Aquila.

L’INCONTRO. La consegna è avvenuta in un incontro svoltosi ieri alla presenza per conto dell’Anci, del presidente Antonio Centi e del direttore, Giuseppe Mangolini. Secondo l’Associazione dei comuni d’Abruzzo il presidente della Regione, «che ha dimostrato una significativa apertura dei confronti dei problemi posti dai comuni, soprattutto delle realtà di minore dimensione demografica, ha manifestato una tendenziale disponibilità ad accogliere la maggioranza delle proposte Anci». C’è l’accordo per un incontro, cui saranno fatti intervenire anche i responsabili istituzionali maggiormente interessati per l’esame relativo alle rimanenti proposte che dovranno essere affrontate «dopo verifica delle compatibilità finanziarie».
LE PROPOSTE. Ma quali sono queste integrazioni proposte dall’Associazione nazionale comuni italiani? Ecco alcune priorità per i piccoli Comuni che sono poi la maggioranza degli enti coinvolti: la certezza del recupero delle seconde case dei non residenti nei centri storici più piccoli; la presenza di un testo unico di coordinamento di tutte le ordinanze emesse dopo il terremoto in modo da evitare confusioni e norme contraddittorie e per favorire il processo di ricostruzione; una semplificazione delle redazioni dei piani regolatori (soprattutto dei centri più piccoli) colpiti dal terremoto; la possibilità per i sindaci di una norma che consenta loro di acquisire al patrimonio municipale degli edifici di cui non si ha più notizie dei proprietari da anni, salvo disposizioni contrarie o fatti nuovi. Il tutto, ovviamente, ai fini dei restauri che diversamente non potrebbero essere possibili. Tutti i sindaci sono convinti che è necessaria una pianificazione diversa tra comune capoluogo e piccoli centri. I sindaci, inoltre, ritengono che ci debba essere una differenza tra i consorzi per la ricostruzione del capoluogo e quelli dei piccoli paesi dove spesso la maggioranza delle persone è anziana o residente all’estero.
ASSEMBLEA. Questi e altri temi saranno discussi in occasione di un incontro che si terrà martedì 26 gennaio a Rocca di Mezzo cui parteciperanno i sindaci, compreso il primo cittadino dell’Aquila e vice commissario, Massimo Cialente, il coordinatore dell’unità di missione, i responsabili dell’Anci e amministratori regionali con lo stesso presidente Chiodi. C’è la convinzione generale sul fatto che il tempo adesso stringe e bisogna agire in fretta per evitare che le lungaggini burocratiche ritardino l’arrivo dei soldi.
ECCO I FONDI. E, a proposito dei fondi, il presidente della Regione, parlando con Centi e Mangolini, ha confermato che è in via di assegnazione un finanziamento di circa 80 milioni di euro a favore dei Comuni in modo che gli stessi possano provvedere a scadenze inrinviabili quali, tra le altre, i contributi per le autonome sistemazioni, i pagamenti dei sostegni per le case A e B.
PROTESTE. Certamente una buona notizia a fronte di una serie di proteste di piccole ditte aquilane che non sono state pagate per i lavori di riparazione fatti per la Case A. Molte di queste imprese hanno affidato la loro protesta a un intervento di Nicola Iannarelli (Associazione Sinistra in movimento) il quale rimarca un problema sempre più di attualità. «Le piccole imprese aquilane» dice Iannarelli, «dopo avere effettuato lavori di ristrutturazione sulle fasce A e dopo avere inoltrato fatture da tempo non vengono ancora pagate, almeno in maggioranza, tranne alcune che hanno avuto canali preferenziali. Ma queste imprese possono oggi rappresentare il volàno di una ripresa economica in quanto creano occupazione e non pagarle vuol dire far morire la ripresa. Tutti parlano della importanza della piccola e media impresa per la ricostruzione ma poi nei fatti vengono favorite solo le grandi imprese, la maggioranza delle quali sono di fuori. Poi, magari, ci sono note imprese locali che vengono pagate. Ma, al contrario, un piccolo imprenditore che ha fatto dei lavori per mio conto, mi ha detto che aspetta i pagamenti di ben otto opere da lui concluse nei condomini A e mi ha anche chiesto se potevo anticipargli qualcosa visto che si trova in sofferenza». «Bisogna tener presente», conclude, «che i dipendenti di queste piccole imprese sono in maggioranza giovani che prima avevano delle attività che dopo il terremoto non hanno più nulla e nemmeno gli ammortizzatori sociali. Si tratta di gente che prima svolgeva altri lavori e che, per sopravvivere, si è riconvertita alla ricostruzione leggera». «Una ragione in più» conclude Iannarelli, «per poter aiutare la gente dando ossigeno alle piccole imprese formate e gestite solo da aquilani».
APINDUSTRIA. Con circa 100 piccole e medie imprese edili associate, che operano nel recupero, la messa in sicurezza e la ricostruzione degli edifici, Apindustria-Aniemm si pone come punto di riferimento di primo piano nella ricostruzione dell’Aquila. «La dimensione delle nostre imprese», afferma il segretario generale, dell’Associazione piccole e medie imprese della provincia dell’Aquila, Massimiliano Mari Fiamma,«ha fatto sì che si creassero specifiche competenze nel campo dell’innovazione tecnologica e dell’edilizia che hanno portato, attraverso lo studio di materiali, progettazioni e metodologie costruttive avanzate, molte delle aziende locali rappresentate dalla nostra associazione a lavorare su richiesta in Italia e all’estero». Per contatti e informazioni relative alla ricostruzione e alle imprese locali che operano nel settore ci si può rivolgere alla sede di Apindustria-Aniem, in via Saragat, nel nucleo industriale di Pile, all’Aquila.