Ricostruzione, i sindaci del cratere"Vogliamo contributi per il 100%"

Polemiche tra il segretario del Pd Franceschini e i partiti della maggioranza

L’AQUILA. «Il decreto Abruzzo va completamente riscritto». Lo sostengono i 49 sindaci del “cratere”, i comuni più danneggiati dal terremoto, in una lettera consegnata a Guido Bertolaso e indirizzata a Berlusconi. «È una iniziativa istituzionale voluta da tutti i sindaci», ha spiegato Americo Di Benedetto, primo cittadino di Acciano, promotore della petizione bipartisan ribattezzata «il patto di Acciano».

Sette le richieste. Al primo punto la questione del contributo per la ricostruzione delle case distrutte. Per i sindaci deve essere del 100% del valore dell’immobile. Al secondo punto c’è la richiesta dell’estensione degli aiuti anche ai proprietari non residenti, una misura necessaria, sostengono i sindaci, per evitare l’abbandono di molti piccoli centri. Gli aiuti, sottolineano i sindaci, devono essere concessi anche per i danni minori. Nella lettera viene chiesta anche l’immediata istituzione della zona franca; vengono sollecitate garanzie sulla permanenza all’Aquila di tutti gli uffici pubblici e garanzie sul mantenimento della funzione di capoluogo di regione. Infine viene sollecitata la messa in sicurezza di tutti gli immobili e la cancellazione del sistema degli aiuti tramite il credito d’imposta, che peraltro anche i tecnici del Senato considerano di complessa applicazione.

La posizione dei sindaci riassume in sostanza le molte critiche al decreto sollevate dalle opposizioni in regione e in Parlamento e di qualche isolata voce nella maggioranza. Critiche che si sono tradotte in oltre 600 emendamenti presentati venerdì scorso alla commissione Ambiente del Senato che martedì inizierà l’esame del provvedimento (durante la discussione dovrebbero arrivare anche i tre emendamenti del governo approvati venerdì dal Consiglio dei ministri).

Per evitare lo scoglio della discussione, il governo però potrebbe mettere la fiducia sul decreto. Lo ha detto il segretario del Pd Dario Franceschini, ieri all’Aquila per l’inaugurazione del circolo-tenda del partito provinciale. Franceschini ha avvertito la maggioranza: «Non ci provino, siamo pronti a lavorare insieme per migliorare il tutto, la fiducia troncherebbe tutto. C’è il tempo per cambiare rotta, ma così com’è il decreto non va e gli abruzzesi hanno diritto al rispetto degli impegni presi». Per Franceschini nella ricostruzione devono essere coinvolti gli enti locali di qualsiasi colore e soprattutto servono finanziamenti straordinari «perché gli enti locali hanno esaurito i fondi».

Il leader del Pd ha ribadito la tesi dei democratici secondo la quale «la copertura della ricostruzione di ogni casa e ogni impresa deve essere al 100%, come in Umbria», mentre oggi il governo con uno dei 3 emendamenti al decreto prevede il superamento del tetto di 150mila euro per la sola prima casa soltanto in caso di perizia giurata di un tecnico. «Non ci può essere un meccanismo che di fatto impedisce a persone che non hanno risorse per pagare rate di mutuo o per avere crediti di imposta se le imposte non le pagano perché non hanno reddito», ha spiegato Franceschini, che in riferimento alla eventualità di considerare L’Aquila zona franca, ha ribadito che il capoluogo deve esserlo almeno per dieci anni. «Per questo», ha aggiunto «siamo disponibili ad affiancare il governo nell’azione con l’Unione Europea».

Per tutto ciò che riguarda l’Abruzzo il Pd è pronto «a condividere con la maggioranza ogni sforzo», ha detto Franceschini, «ma abbiamo anche il dovere di denunciare la distanza che c’è tra le promesse fatte e le norme contenute nel decreto», come ad esempio la questione delle riaperture delle scuole, a settembre, «per le quali servono risorse che nel decreto non ci sono».

Un appello alla maggioranza perché dialoghi con l’opposizione sui miglioramenti da apportare al decreto è arrivato anche dal presidente emerito del Senato Franco Marini: «Il segretario del Pd ha posto due questioni di fondo in vista del dibattito che si avvierà la settimana prossima al Senato. La prima riguarda l’eventuale richiesta di fiducia. Voci in tal senso circolano in ambienti parlamentari. Invece di menare scandalo per chi le denuncia, si smentiscano le voci. Infatti, porre la fiducia su un problema che deve coinvolgere lo sforzo comune di tutti per alleviare le condizioni di una popolazione così duramente colpita, sarebbe l’accettazione di una sconfitta che innanzitutto il governo non dovrebbe volere». «Siamo disposti», ha aggiunto Marini «anzi sentiamo il dovere, di un confronto costruttivo in Senato sulla ricostruzione. La maggioranza crei le condizioni perché questo confronto avvenga». La seconda questione posta da Franceschini, ha aggiunto Marini, è «il coinvolgimento chiaro nelle decisioni dei poteri locali, direttamente rappresentativi delle popolazioni colpite. Questa è un’esigenza di partecipazione indispensabile per il buon esito del lavoro che si sta programmando, mai trascurata in passato in situazioni simili. Una collaborazione istituzionale e politica capace di mettere al centro gli interessi vitali dei nostri concittadini e l’attesa che si coglie tra gli sfollati delle tendopoli e degli alberghi della costa».

Il responsabile economico del Pd Pierluigi Bersani ha spiegato che il partito ha predisposto «numerosi emendamenti che nascono dal rapporto mai interrotto con le popolazioni, le imprese e le amministrazioni aquilane. Se hanno interesse al nostro voto, governo e maggioranza si predispongano ad accogliere significative modifiche». Dall’opposizione sono arrivate anche le critiche dei dipietristi. «Basta con gli slogan e gli annunci ad effetto, servono chiarezza sui fondi e sui tempi», ha dichiarato il capogruppo Idv alla Camera Massimo Donadi, «le esternazioni non aiutano certo le migliaia di persone che vivono in condizioni difficili». Indubbiamente il Decreto Abruzzo sarà tema della campagna elettorale nazionale. Lo si è capito anche dalle repliche della maggioranza arrivate da Roma alle parole di Franceschini. Per Daniele Capezzone, portavoce del Pdl, «gli italiani potranno misurare la distanza tra un Governo che fa e consentirà ai terremotati di tornare nelle loro case o di avere una nuova casa, e un’opposizione disperata, che tenta di speculare perfino su questa disgrazia e sul dolore della gente». Sprezzante il commento anche della Lega, con Roberto Calderoli: «Franceschini può dire ciò che vuole basta non ascoltarlo». Il capogruppo Pdl in Senato Gaetano Quagliariello ha accusato Franceschini di Demagogia. Il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi ha parlato di «posizione cinica».

Parole più distensive sono state dette dal ministro dell’Interno Roberto Maroni: «La ricostruzione dopo il terremoto in Abruzzo deve essere affidata agli amministratori locali, secondo il principio federalista. E lo Stato, da parte sua, ha creato gli strumenti per evitare infiltrazioni mafiose negli appalti. L’obiettivo è che la ricostruzione sia sicura dal punto di vista sismico ed etica al 100%». Da Palazzo dell’Emiciclo, il vicepresidente del consiglio regionale Giorgio De Matteis ha auspicato «la necessità che la ricostruzione della città dell’Aquila e delle zone terremotate avvenga in tempo rapidi e in un quadro di certezze normative ed economiche». Un appello all’unità dei parlamentari abruzzesi viene dal coordinatore regionale del Pdl Filippo Piccone: «Tutte le forze politiche, in primis i parlamentari eletti in Abruzzo, hanno l’obbligo di farsi responsabilmente carico, in un clima di dialogo e di collaborazione, delle necessità dei cittadini abruzzesi».