L’appello: se non c’è lavoro per le imprese aquilane la città muore

Ricostruzione, le cooperative «Siamo state dimenticate»

L’AQUILA. «Le cooperative aquilane non vogliono essere messe ai margini del mercato della ricostruzione. Chiedono piuttosto di poter ripartire dal lavoro, attraverso strumenti di tutela delle realtà locali, che salvaguardino anche l’inserimento dei giovani e dei soggetti più svantaggiati». L’appello è stato lanciato durante il convegno organizzato da Confcooperative che si è svolto all’hotel Canadian. Il timore è che alle imprese aquilane giungano solo le briciole della ricostruzione.

In particolare è stato chiesto alle autorità che si occuperanno di ricostruzione di «riservare il 5% dell’importo dei bandi pubblici alle cooperative, di istituire un fondo di garanzia ed una struttura per il microcredito per le imprese, favorendo la costituzione di un progetto di sviluppo e di rilancio del tessuto cooperativo aquilano, che dal terremoto del 6 aprile 2009 ha registrato una diminuzione media del 50% nel numero delle commesse».

Al convegno hanno partecipato tra gli altri, il vice presidente nazionale vicario di Confcooperative Carlo Mitra e il presidente regionale Giampiero Ledda. Le cooperative aquilane hanno anche suggerito in quali ambiti possono intervenire: «Occasioni di occupazione, anche in relazione alle 19 nuove aree del Progetto Case sono molteplici» hanno detto «e vanno dalla manutenzione del verde, affidata adesso ad una grossa realtà nazionale, alla organizzazione di asili nido e servizi per i disabili».

Altri progetti che le imprese cooperative aquilane possono attivare sono relativi alla selezione delle macerie, attraverso la costituzione di nuove cooperative, sociali soprattutto, da impiegare nei centri storici dell’Aquila e dei comuni limitrofi, che hanno bisogno di queste competenze. Ci sono poi le pulizie, un settore “storico” per le cooperative aquilane. «Sono state due le criticità forti seguite all’emergenza» ha spiegato il vice presidente di Confcooperative, Carlo Mitra «é mancato un piano per il rilancio delle piccole e medie imprese, e non é stato previsto alcun supporto alla Pubblica Amministrazione locale. Per scommettere sul futuro gli Aquilani devono tornare ad essere protagonisti della propria comunità. Bisogna ripartire dai nuovi quartieri costruendo in queste aree servizi per la comunità, e la cooperazione aquilana é pronta a fare la sua parte».

«E’ impossibile pensare ad una vera ricostruzione del sistema sociale ed economico aquilano senza ripartire dal lavoro» ha sottolineato il presidente di Confcooperative Abruzzo Giampiero Ledda «le cooperative erano protagoniste del tessuto economico aquilano prima del terremoto e devono tornare ad esserlo con un ruolo attivo durante la fase della ricostruzione».
Confcooperative in preparazione del convegno ha svolto anche una indagine sul territorio aquilano da cui emerge che tra «i settori in maggiori difficoltà c’è proprio quello della cooperazione.

Diminuito drasticamente anche il volume d’affari, in seguito alla flessione della domanda di oltre il 50%. Tutte le cooperative segnalano difficoltà nel reperimento di personale specializzato e di commesse, a causa di problemi nell’accesso agli affidamenti diretti e alle gare, spesso con requisiti considerati troppo elevati».