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Rifiutato da 7 ospedali: «Così il nostro Lorenzo poteva salvarsi»

Il manager della Asl Tordera dichiara che a Sulmona è stato fatto tutto il possibile mentre i familiari di Lorenzo Di Nino confermano le accuse. Il tribunale per i diritti del malato chiede chiarezza

PRATOLA PELIGNA. «Un intervento chirurgico eseguito in tempi celeri lo avrebbe salvato». Non si danno pace i familiari dell’uomo respinto da sette ospedali prima di spegnersi a pochi metri dal pronto soccorso dell’ottavo ospedale, che stava per accoglierlo, quello di Terni. Lorenzo Di Nino 69enne di Pratola Peligna è morto dopo essere stato colpito da un aneurisma all’aorta. L’uomo si è sentito male intorno alle 7,30 nella sua abitazione nel centro peligno ed è deceduto alle 12,45 poco prima dell’arrivo all’ospedale di Terni. Un viaggio in eliambulanza di circa un’ora alla ricerca di una sala operatoria disponibile, introvabile in tutto l’Abruzzo.

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Su disposizione dell’ospedale di Terni è stata eseguita l’autopsia i cui risultati si avranno nel giro di alcune settimane. La richiesta sarebbe stata avanzata, come forma di autotutela, da alcuni medici di turno. Intanto prende posizione sulla vicenda il tribunale per i diritti del malato di Sulmona. «Manca l’organizzazione», ha detto Eduardo Facchini. «Il personale del 118 ha avuto difficoltà a fare gli interventi per la mancanza di personale. Bisogna guardare in faccia i problemi della sanità e risolverli senza parlare più di casualità, termine da bandire nel contesto della cura alle persone. Inoltre, come tribunale del malato, andremo a fondo alla questione per capire meglio quanto accaduto e valutare di chi sono le responsabilità. Di certo, le persone, possono ammalarsi anche ad agosto senza rischiare di rimanere senza assistenza medica».

Intanto a Pratola Peligna sono stati celebrati i funerali del pensionato ai quali hanno partecipato tanti amici e conoscenti. Tra loro anche i figli Cosimo, Laura e la moglie Livia. I familiari, in un momento di grande dolore, vogliono sapere la verità sull’accaduto. Su quello che si sarebbe potuto fare e non è stato fatto.

Sulla vicenda è intervenuto il manager dell’Asl aquilana Rinaldo Tordera. «All’ospedale di Sulmona il paziente è stato tempestivamente sottoposto a diagnosi direttamente dal direttore di Cardiologia Enzo De Pratti che ha rilevato una situazione gravissima tanto che l’unica possibilità di salvarlo, era l’intervento chirurgico. Subito è stata contattata la cardiochirurgia di Chieti dove, però, era in corso un intervento urgente. Così al personale dell’ospedale di Sulmona è stato comunicato che la sala operatoria sarebbe stata disponibile solo a partire dalle 15». Un’attesa troppo lunga per il 69enne di Pratola Peligna, le cui condizioni erano molto gravi, così dall’ospedale di Sulmona si sono attivati per cercare altre soluzioni.

«Abbiamo trovato un posto in sala operatoria all’ospedale di Terni», ha aggiunto Tordera, «dove poi il paziente è stato trasferito». L’elicottero diretto all’ospedale umbro si è alzato in volo alle 11,30 e dopo circa un’ora è atterrato a circa 6 chilometri dall’ospedale di Terni. L’uomo è morto in ambulanza durante il tragitto tra il punto di atterraggio e il pronto soccorso.

«Condividiamo il dolore dei familiari per la dolorosa vicenda», ha concluso il manager dell’Asl, «ma è necessario rimarcare che tutto il personale dell’ospedale di Sulmona coinvolto si è adoperato con tempestività e dedizione, facendo quanto era nelle sue possibilità umane e professionali, nel rispetto del protocollo, per cercare di trovare una soluzione al gravissimo problema».

Federico Cifani

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