Rispoli, scienziata senza contratto

30 Dicembre 2009

Ha vinto un premio internazionale per uno studio sulle cellule staminali

AVEZZANO. Ha vinto il Winner Award di neurochirurgia a soli 31 anni, ma è medico precario all’ospedale di Avezzano. È il paradosso dell’attività della dottoressa Rossella Rispoli, che lavora con un contratto a tempo determinato nel reparto di neurochirurgia. È arrivata ad Avezzano nel 2008 grazie a un avviso pubblico della Asl di Avezzano-Sulmona e ha ottenuto il rinnovo del contratto per soli sei mesi, nonostante l’enorme mole di lavoro dell’unità operativa. Ma ora il reparto di neurochirurgia, diretto dal dottor Roberto Mastrostefano, ha avviato anche attività di ricerca, proprio grazie all’apporto della dottoressa Rispoli. La sua ricerca si occupa del ruolo delle cellule staminali neurali nel trattamento delle malattie degenerative e tumorali del sistema nervoso centrale.

Qual è stato il percorso che da Salerno, dov’è nata, l’ha portata ad Avezzano?
«Dopo gli studi alla Cattolica e diversi anni di specializzazione ho iniziato a guardarmi attorno per intraprendere l’attività di neurochirurgo in Italia. Così ho risposto a un avviso pubblico della Asl di Avezzano e sono riuscita a vincerlo. Mi sono quindi ritrovata a lavorare in un reparto d’eccellenza come questo di Avezzano dove, grazie alla grande lungimiranza e alla disponibilità del primario, ho potuto continuare l’attività di ricerca».

Qual è stato il suo approccio con le cellule staminali?
«Ho iniziato i primi studi e la ricerca sulle cellule staminali già alla Cattolica. Poi ho continuato a studiare tale specifico settore per due anni a Padova e poi a Cambridge. Infine altri due anni alla Sapienza di Roma. A maggio sono arrivata ad Avezzano.
Da quali basi parte lo studio che le ha permesso di ottenere l’importante riconoscimento?
«La ricerca è iniziata al Sant’Andrea di Roma quattro anni fa ed è stata sostenuta anche dalla professoressa Montalcini. Poi è proseguito qui all’ospedale di Avezzano».

In sostanza, cosa ha scoperto?
«Si tratta di uno studio molto complesso che si poneva un delicato quesito. Bisognava valutare se i glioblastomi, tumori del cervello, presentano cellule staminali neurali indirizzate verso la malignità. Lo studio, che ha avuto una risposta positiva, è ancora in fase di sviluppo».
In termini concreti, nella cura dei pazienti, cosa comporta il trapianto di tali cellule?
«Le cellule staminali neurali, diversamente da quelle più comuni ematopoietiche, sono in fase di studio e non sono state mai trapiantate fino a oggi. Ma in futuro potranno avere applicazioni importantissime, come la cura delle lesioni del midollo spinale e delle malattie neurodegenerative come il Parkinson».

Lavorate anche su altro?
«Grazie a un’idea del dottor Mastrostefano è iniziato anche un altro studio in collaborazione con gli anatomopatologi dell’ospedale di Avezzano. Si tratta di una ricerca sulla stenosi del canale lombare. È stato dimostrato che il legamento giallo nelle stenosi risulta ipertrofico. Quindi anche i tessuti elastici sono ipertrofici e quindi, secondo la ricerca, devono essere comunque asportati».