Scandalo balconi, il pm iscrive 39 nomi sul registro degli indagati
Le accuse di truffa e falso potrebbero aggiungersi a quelle di crollo colposo e frode nelle forniture Ieri summit in Procura con i vertici di Forestale e Finanza. Presto la consegna degli avvisi
L’AQUILA. L’inchiesta avviata con il crollo del balcone nella piastra 19 del Progetto Case di Cese di Preturo ha avuto un ulteriore scossone in seguito al vertice in Procura che c’è stato ieri mattina tra pm e i vertici del Corpo Forestale dello Stato e finanzieri giunti da Piacenza. Si è fatto il punto della situazione e, intanto, 39 persone sono state iscritte sul registro degli indagati anche se gli avvisi di garanzia non sono stati notificati.
Crollo colposo, frode nelle pubbliche forniture e omissione di lavori in edifici che minacciano la rovina sono ipotesi di reato già note per il crollo del balcone lo scorso settembre, per fortuna senza danni alle persone. A queste si potrebbero aggiungere le imputazioni di truffa e falso.
In particolare, la Procura procederà prima alla nomina dei consulenti dell’accusa e poi invierà gli avvisi. Il tutto per risalire alle responsabilità non solo sui balconi in legno ma anche sulle palazzine costruite con quei criteri.
Non a caso nei giorni scorsi il gip del tribunale, ai fini dell’incolumità della gente e della conservazione della prova, ha disposto l’apposizione di sigilli a 800 balconi, uguali a quello caduto a Cese di Preturo, in 494 alloggi siti in cinque degli insediamenti del Progetto Case e il sequestro di una palazzina a Cese di Preturo.
Il Progetto Case è costato un miliardo di euro, e risulta costituito da circa 4500 appartamenti che hanno dato un tetto a oltre 16mila aquilani rimasti senza casa dopo il sisma.
Nel mirino della magistratura tutti coloro che hanno avuto ruoli nella filiera: sotto accusa potrebbero finire importanti funzionari della Protezione civile, stazione appaltante del Progetto Case, del Comune dell’Aquila, la commissione di collaudo, tecnici che hanno redatto le certificazioni dei materiali, e i rappresentanti delle ditte che hanno realizzato gli edifici «incriminati» e di quella fornitrice del legno.
Tornando al summit di ieri, vi hanno partecipato, tra gli altri, il procuratore Fausto Cardella, il sostituto Roberta D’Avolio, il comandante provinciale del Cfs Nevio Savini e il capo del nucleo investigativo di polizia ambientale e forestale (Nipaf) Antonio Renato Rampini e personale della Guardia di Finanza: questi ultimi svolgeranno le indagini con la Forestale dopo l’affidamento delle carte, arrivate da Piacenza, dell’inchiesta della Procura del centro emiliano, sulla «Safwood», la ditta che ha fornito il legno con cui sono stati realizzati i balconi.
Secondo le fiamme gialle piacentine, che indagavano sul crac dell’azienda, il materiale è di qualità scadente.
Ma questo era stato già accertato subito dopo il crollo del balcone dalla forestale e dai vigili del fuoco.
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