Scandalo puntellamenti: impresa edile nel mirino

Indagata anche la Dipe costruzioni oltre ai due titolari Di Persio e Pellegrini Il pm: l’azienda doveva avere un modello di gestione per impedire i reati

L’AQUILA. L’inchiesta su presunte tangenti in cambio di lavori di puntellamento nella ricostruzione, che coinvolge politici, imprenditori e funzionari comunali, si arricchisce di un altro aspetto. La Procura della Repubblica rivolge una nuova contestazione alla società di costruzioni Dipe coinvolta nella vicenda. Si tratta della responsabilità di impresa in sede penale, in una delle sue prime applicazioni nel post-terremoto dell’Aquila.

La norma, risalente al 2001, riguarda l’opportunità, da parte delle aziende, di munirsi di un modello di organizzazione, gestione e controllo caratterizzato da criteri di efficienza e funzionalità ragionevolmente in grado di limitare le probabilità di commissione di reati ricompresi nell’area di rischio legata all’attività dell’impresa. La contestazione, ovviamente, scivola sui titolari della Dipe, in un’inchiesta-stralcio per la quale il pm ha fatto recapitare l’avviso di conclusione delle indagini a Mauro Pellegrini e Giancarlo Di Persio già indagati nel procedimento principale. La Dipe (nelle persone dei due titolari) risulta accusata di «non aver ottemperato all’osservanza degli obblighi di gestione e controllo idonei a prevenire i reati della specie di quelli verificatisi rendendo possibile che gli amministratori commettessero i reati a vantaggio e nell’interesse della società. E, in assenza da parte della società, dell’adozione di un modello di organizzazione e gestione idoneo a prevenire reati della specie di quelli verificati». La mancanza di questo genere di organizzazione avrebbe permesso alla società (commissariata e assai attiva nel mercato) di avere affidamenti diretti solo dietro corresponsione di somme di danaro. Anche in questo procedimento-stralcio, come in quello principale, il pm ha individuato il Comune dell’Aquila come parte offesa. L’inchiesta ebbe una partenza a rilento, al punto di viaggiare verso l’archiviazione, ha poi avuto un’accelerazione per divenire tra i filoni più importanti tra quelli su presunte magagne negli appalti per la ricostruzione. Un’audizione di un costruttore calabrese, ma residente a Montorio al Vomano, Antonio Lupisella – anche lui coinvolto nel procedimento principale, ma con accuse minori, oltre che parte offesa – ha dato al caso un’accelerazione imprevista con cinque arresti e una decina di persone coinvolte. Lupisella, in particolare, aveva rilasciato dichiarazioni pesantissime, parlando di un vero e proprio sistema di mazzette pagate a vari esponenti politici per ottenere i lavori. Le prime indagini mancavano di riscontri oggettivi per valutare effettivamente le dichiarazioni dell’imprenditore. I carabinieri del Noe e Ros, però, hanno riletto gli atti, rinvigorendo le accuse perseguite dal pm Antonietta Picardi. Tra i coinvolti gli imprenditori Andrea Polisini, Maurizio Polisini, l’ex assessore comunale Pierluigi Tancredi e funzionari comunali.

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