Se chiude il reparto? Trasferte per nascere di 60 o 112 chilometri

Neo mamme costrette a partorire anche in caso di doglie nelle strutture di Pescara, Chieti, L’Aquila o Avezzano

SULMONA. Le mamme del Centro Abruzzo saranno costrette a percorrere dai 60 ai 112 chilometri, anche con le doglie, in caso di chiusura del punto nascite dell’ospedale di Sulmona. Tanto distano gli ospedali di Chieti (61 chilometri) e Pescara (74), i più gettonati negli ultimi anni dopo il pensionamento dei medici storici del reparto di Ginecologia dell’Annunziata, o quelli dell’Aquila (112 chilometri), e di Avezzano (66). Una scelta, quella delle neo mamme, che di fatto sta penalizzando non poco il presidio sulmonese, che ha totalizzato appena 328 parti nel 2013, classificandosi penultimo (prima di Penne) nella classifica regionale dei nuovi nati. I reparti al di sotto della soglia delle 500 nascite annue, come quelli di Sulmona, Atri, Ortona e Penne, sono condannati alla chiusura già da dicembre, quando il nuovo piano dovrà essere pronto.

Ma Comune, sindacati e associazioni sono pronti a dar battaglia e a difendere le loro proposte. Deroga alla soglia minima dei 500 parti annui, trasferimento del reparto, nuovo primario e personale, attivazione della città delle mamme e della casa del parto indolore. Questa la piattaforma di richieste per salvare il punto nascite sulmonese, che è stata discussa nell’incontro pubblico in Comune con l’assessore regionale alla Sanità, Silvio Paolucci. In quella sede Paolucci aveva confermato la riorganizzazione in atto dei reparti, senza sbilanciarsi sulle future chiusure, come ribadito nell’incontro in Regione dei giorni scorsi.

Il documento è stato redatto a palazzo San Francesco in una riunione convocata dal sindaco Peppino Ranalli, con l’approvazione dei suoi colleghi della zona, dei sindacati, del Tribunale per i diritti del malato e delle associazioni. Nel decreto dell’ex ministro della Sanità, Fazio, è contemplata l’eccezione orografica del territorio, come deroga alla chiusura. «Il nostro è un territorio vasto» ha detto in più occasioni il sindaco «con collegamenti che si fanno molto complessi in inverno. L’aspetto non si può ignorare».

L'ospedale dell'Annunziata, infatti, serve 30 Comuni e 60mila abitanti. Da aggiungere anche la chiusura negli anni scorsi dei reparti di ginecologia negli ospedali di Popoli e Castel di Sangro, dove il mese scorso si è verificata la tragedia di una giovane mamma che ha perso il suo bambino all’ottavo mese di gravidanza, mentre cercava di raggiungere in auto la vicina Isernia. Il territorio, quindi, torna a far quadrato attorno al reparto sulmonese, al terzo piano dell’ala vecchia, condannato dalle disposizioni in fatto di parti sicuri.

La petizione, avviata da Cgil, Cisl, Uil, Fials, Nursind, Fsi, Tribunale del malato e associazione al femminile “La Diosa”, ha già superato le 2mila firme.

Federica Pantano

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