Sisma, crolli al San Salvatore. Il pm: "Pilastri fatti a occhio"

Dura requisitoria di Picuti che chiede 3 condanne per i tecnici che realizzarono il presidio. Il magistrato: sono scandalizzato

L’AQUILA. «Sono scandalizzato per il fatto che nell’ospedale regionale dell’Aquila ci sono dei pilastri realizzati “a occhio”». Il sostituto procuratore della RepubblicaFabio Picuti non va molto per il sottile nella requisitoria per i crolli al San Salvatore a causa del sisma per i quali ha chiesto la condanna di tre persone e l’assoluzione di un quarto imputato per disastro colposo. A suo dire furono fatti dei lavori in occasione dell’ edificazione della struttura che non osservarono le norme antisismiche e senza adeguati calcoli. L’ospedale fu realizzato in tempi biblici visto che i lavori iniziarono nel 1969 e venne inaugurato 30 anni dopo quando la struttura era superata quanto a funzionalità.

Dopo il terremoto subito si capì che l’ospedale, ora quasi tutto ristrutturato, non era stato realizzato con tecniche adeguate: letti allineati e barelle davanti al pronto soccorso e macerie ovunque. Così si presentò il presidio medico la notte del 6 aprile 2009. E per fortuna che non ci furono vittime dentro il presidio, ma questo fu dovuto al caso fortuito, una volta tanto favorevole.

Ieri, dunque, il pm ha chiesto le condanne di tre persone, Gaspare Squadrilli, direttore dei lavori e redattore dei calcoli, Michele Tundo, direttore del cantiere e Domenico Ciccocioppo, anche lui direttore del cantiere e unico abruzzese tra gli accusati visto che è di Lanciano mentre Squadrilli è siciliano e Tundo è pugliese. Per tutti la richiesta di condanna è stata di un anno e mezzo di reclusione mentre lo stesso pm ha chiesto l’assoluzione con formula piena per Luciano Rocco, componente della commissione collaudo. Nella vicenda erano indagate anche altre persone ma sono decedute. Tra esse anche l’architetto Marcello Vittorini.

Il pm ha inteso muovere agli imputati una sola contestazione, ovvero il crollo delle tamponature davanti all’ingresso del pronto soccorso: ci fu una pioggia di mattoni che erano stati posizionati su uno spazio di sessanta metri quadrati e che precipitarono per dieci metri. Se sotto ci fossero state delle persone sarebbe stata una carneficina. La contestazione che Picuti muove ai tre imputati sta nel fatto che quelle tamponature avrebbero dovuto essere ben ancorate alla parete ma non fu così. A sostegno della sua tesi il magistrato ha esibito una sentenza di Corte di Cassazione che calza a pennello con il caso di ieri.

In relazione alle altre contestazioni iniziali il pm ha chiesto l’assoluzione. Si fa riferimento ai i danni dei pilastri negli edifici 3 e 10 dell’ospedale regionale. Questo perché i pilastri furono gravemente lesionati dal terremoto ma non crollarono e vennero poi sorretti da alcuni puntellamenti. Per cui, in questi edifici, non si potrebbe parlare di disastro colposo non essendoci stati dei cedimenti significativi.

Il processo, che pende davanti al giudice unico Giuseppe Grieco, è stato aggiornato al 26 aprile 2013. Da segnalare che prima delle richieste del pm aveva preso la parola un consulente della difesa e poi c’è stato un breve interrogatorio di Squadrilli assistito dall’avvocato Ugo Marinucci.

Ieri doveva tenersi anche un altro processo per un crollo. quello di via Roma, ma è stato rinviato al 3 maggio per permettere ad alcuni legali di partecipare ai funerali del collega Ulderico Persichetti deceduto lunedì.

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