Sisma, faglie ancora attive

Gli esperti: pericoli a Montereale e Campotosto.

L’AQUILA. Fare previsioni a breve termine dei terremoti è ancora una chimera. Inoltre quando ci sono grandi eventi come quello dell’Aquila aumentano le probabilità di forti scosse in zone limitrofe. Questi i risultati, non sempre rassicuranti, dello studio della Commissione di esperti internazionali, chiamati dalla Protezione civile a fare il punto sulla sismicità dell’Aquilano e dell’Abruzzo. Nella commissione, coordinata dallo scienziato americano Thomas Jordan, ci sono anche esperti italiani, tra cui i professori Warner Marzocchi, Paolo Gasparini e Mauro Dolce della Protezione Civile, che hanno chiarito le prospettive della ricerca nel settore.

Allora per i terremoti è impossibile fare previsioni?
«Sui terremoti a breve termine è possibile solo a livello probabilistico. Abbiamo monitorato precursori, quali il susseguirsi di scosse, gas radon, e cambi di campi elettromagnetici e non si è arrivati a una diagnosi che dia sicurezza. Riteniamo, però, che le previsioni a lungo termine siano le più affidabili in quanto consentono di avere informazioni sul luogo, sulla magnitudo e sulla frequenza di un sisma. E poi possono essere inviate alle istituzioni per preparare contromisure».

Quali sono i rischi di nuove scosse sismiche importanti nell’Aquilano?
«Quando ci sono grandi terremoti come il 6 aprile aumentano le probabilità di forti scosse nelle zone limitrofe. Non sappiamo esattamente dove, ma queste probabilità sono aumentate rispetto al passato, anche se con valori bassi. Sono più interessate le zone di Campotosto e soprattutto Montereale. Ma non esistono certezze assolute questo sia chiaro».

E la faglia di Paganica ha esaurito la sua potenza o è ancora pericolosa?
«È ancora poco conosciuta e non si può sapere quanta energia sia stata rilasciata nel recente terremoto».

Ma gli specifici studi fatti all’Aquila dopo il 6 aprile cosa hanno portato?
«Dopo l’evento principale sono stati elaborati modelli in grado di fare stime molto accurate su quella che può essere l’evoluzione della sequenza per le scosse di assestamento. La scossa di magnitudo 4.1 dell’altro giorno rientra ampiamente nella norma e avevamo considerato una probabilità del 10%, quindi non affatto trascurabile. Comunque, nel lungo termine dopo il 6 aprile questo modello ha funzionato molto bene. Si tratta di una metodologia sperimentale e siamo orgogliosi perché è la prima volta che accade in Italia e da un certo punto di vista è la prima volta al mondo».

Forse è venuto il tempo di rendere partecipe la gente comune sull’evoluzione sismica. «Sì, è giusto informare continuamente la popolazione su quanto accade utilizzando anche, per esempio, anche le potenzialità offerte da internet ma adeguatamente filtrate la esperti.

Stiamo vivendo un momento di forte attività sismica o è sempre stato così?
«A livello mondiale i terremoti di Sumatra e altri eventi che ci sono stati negli ultimi anni non devono far preoccupare. Infatti, l’attività sismica della Terra non è affatto in aumento anche rispetto a epoche lontane. Oggi se ne parla di più in quanto esiste maggiore informazione ».

Ma la scossa di Sumatra da dove nasce?
«Il terremoto in Indonesia è probabilmente una conseguenza di quello del 2004, perché rimane un certo tipo di memoria. Lì sono abituati a terremoti forti, ma hanno vulnerabilità negli edifici assai maggiori rispetto ai nostri ».

Se le previsioni non sono ancora una realtà lontana, quali le migliori contromisure per i terremoti?
«La strada migliore è costruire le case con regole antisismiche: se si fa così, i discorsi sulla previsione non servono più di tanto. Prevedere un terremoto non è indispensabile se si è edificato bene. La ricerca punta a tutelare le persone nei territori in cui le case non sono fatte bene. È ovvio che nel lungo termine la scelta preferibile è avere mappe più accurate che permettano di identificare le aree dove è più probabile che avvengano i terremoti forti e il tipo di strutture necessarie. Questo è l’ingrediente per stabilire regole di costruzioni serie».

E all’Aquila come sono state realizzate le nuove abitazioni?
«La qualità antisismica delle case costruite all’Aquila è stupefacente, è quanto di meglio al mondo si possa fare. Costruzioni come queste se ne vedono poche in giro».

Torniamo a parlare del terremoto all’Aquila. Ci sono connessioni scientificamente valide tra il sisma del 6 aprile con quello del 1703 e con quello di trecento anni prima?
«Si tratta di riferimenti che destano un certo interesse anche perchè L’Aquila da sempre è stata un territorio di grande sismicità, ma arrivare a collegarli sotto il profilo scientifico è esagerato».

Cosa si deve ancora fare per avere una migliore difesa dai terremoti?
«La Protezione civile deve proseguire attentamente nella sua attività di controllo e monitoraggio della evoluzione scientifica, nonché utilizzare tutte le infrastrutture e i metodi a disposizione per fornire informazioni probabilistiche. La Protezione civile deve avere un ruolo di coordinamento tra le agenzie e gli enti italiani con particolare riferimento ai dati in tempo reale».

SCOSSE NELL’AQUILANO. Una scossa di terremoto, di magnitudo 2.9, si è verificata alle 7.03 di ieri mattina. Il distretto sismico individuato è quello della Valle dell’Aterno. In particolare, i Comuni prossimi all’epicentro sono stati Fagnano, Fontecchio, Fossa, Ocre, Poggio Picenze, Prata D’Ansidonia, Rocca di Cambio, Rocca di Mezzo, San Demetrio né Vestini, Sant’Eusanio Forconese e Villa Sant’Angelo. Una seconda scossa, più debole, c’è stata nell’Aquilano, alle 19,06 di magnitudo 2.3. Gli esperti, in riferimento a queste scosse, hanno parlato di una sequenza normale che sta andando a scalare aggiungendo che sotto il profilo statistico potrebbero durare ancora alcuni mesi.