SULMONA

Snam, sit-in e cartelli per gridare il no alla centrale del gas / VIDEO

Protesta dei comitati no hub sul terreno dell’intervento. E dal Molise arriva un gruppo di manifestanti in bicicletta

SULMONA. Sono arrivati in bicicletta dal Molise per partecipare alla giornata conclusiva della carovana no hub del gas con sit-in a Case Pente e incontro pubblico al Pacifico. Hanno pedalato fin qui “I discoli del Sinarca”, il gruppo di attivisti molisani che ha fatto sua la battaglia contro centrale e metanodotto Snam, organizzando una serie di eventi di sensibilizzazione e partecipando a quello di ieri del Coordinamento no hub del gas Abruzzo.
Gli attivisti si sono ritrovati alle 12 a Case Pente sui terreni acquistati quasi dieci anni fa da Snam per realizzare la centrale del gas autorizzata a dicembre 2017 dell’allora governo Gentiloni a camere sciolte.

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Comitato no-gas, la protesta sul luogo della futura centrale
L'inziativa del Comitato a Case Pente (Sulmona) sui terreni acquistati dalla Snam

 

Un presidio con le distanze di sicurezza mantenute e le mascherine sul viso, coi cartelli a ricordare i motivi del fronte del no sia alla centrale che al metanodotto, che deve essere ancora autorizzato. Dei cinque tratti quelli non ancora autorizzati sono i due sull’Appennino, mentre i due in Puglia sono stati già realizzati, più quello in Emilia Romagna autorizzato ma non realizzato.
È stata una lunga giornata quella di ieri per gli attivisti. Tutto è cominciato con il presidio. «Siamo qui sui terreni dove Snam vuole realizzare l'inutile megacentrale, da cui partirebbe l’altrettanto inutile gasdotto Sulmona-Foligno», ha detto Mario Pizzola, anima dei comitati cittadini per l’ambiente da dieci anni, «nonostante i consumi stiano diminuendo e si debbano tagliare le fonti fossili in futuro». È proprio su questo assunto che si basa lo “Snam affair”, il dossier di 53 pagine curato dal coordinamento no hub del gas e presentato al Pacifico, riempito solo per 70 posti sui 200 totali per via delle misure di prevenzione al contagio da coronavirus. All’ingresso della sala di via Roma volontari, attivisti e protezione civile hanno preso i nominativi di tutti quelli che entravano a cui è stata anche misurata la temperatura. Per gli ambientalisti sono sbagliate le previsioni della Snam sui consumi di gas, messe in evidenza dal dossier.
Nel 2005 si registra il massimo storico dei consumi con 86,2 miliardi di metri cubi di gas. Poi i valori scendono, con una rete che nel frattempo si è ampliata e conta 13 centrali (12 in funzione dopo la dismissione di quella di Rimini). «Oggi si consumano 74 miliardi di metri cubi annui, il dato si riferisce al 2019», è intervenuto Pietro Di Paolo tra i fautori dello studio durato cinque mesi, «e Snam prevede una riduzione al 2030 a 68 miliardi, che il governo abbassa ulteriormente a 59, il 32% in meno rispetto al picco storico del 2005 e il 20% in meno rispetto ai consumi del 2019. Dunque perché costruire nuovi metanodotti e centrali?», ha chiesto alla platea, «una spiegazione forse esiste e, a nostro avviso, non c'entra con la ricerca dell'utilità generale ma con l'interesse delle società a fare profitto», ha aggiunto Di Paolo, «tutte le nuove opere ricadono sulla bolletta attraverso un meccanismo perverso simile a quello delle autostrade che fa guadagnare comunque chi costruisce un’opera legata al gas». L’evento al Pacifico chiude la Carovana che ha coinvolto le cinque regioni (Marche, Umbria, Lazio, Molise e Abruzzo) attraversate dal metanodotto. Si resta in attesa del ricorso al consiglio di Stato contro il progetto presentato dal Comune dell’Aquila, dopo quelli già bocciati di Sulmona e Regione.
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