Parla lo zio che ha accoltellato il nipote: «Temevo per la vita»

Grossi rompe il silenzio dal carcere dove è rinchiuso per la lite con il 36enne: «Sono stato colpito con lo sgabello». Ora la vittima lotta per non morire
SANTE MARIE. L’arrestato Massimo Grossi rompe il silenzio dal carcere: «Ho dovuto difendermi, temevo per la mia vita». Dalla sua cella, dove si trova recluso con diverse lesioni in più parti del corpo, ha voluto far sentire la propria voce attraverso l’avvocato Roberto Verdecchia. Il 59enne di Sante Marie, accusato di tentato omicidio per aver accoltellato il nipote Fabrizio Grossi, 36 anni, gravemente ferito con sette fendenti al termine di una violenta lite, ha chiesto espressamente notizie sulle condizioni di salute del giovane. «Voglio sapere come sta mio nipote», avrebbe detto al legale, nonostante le sue stesse condizioni fisiche e psicologiche non abbiano consentito un colloquio approfondito.
Grossi, che presenta numerose lesioni alla schiena, al volto – con rottura del setto nasale, ecchimosi al labbro inferiore e un trauma alla zona periorbitale destra – ha ricostruito con precisione i momenti di quella drammatica aggressione. «Colpito con sgabellate e pugni, ho preso il coltello per difendermi» Secondo il racconto fornito al suo avvocato, il 59enne sarebbe stato aggredito improvvisamente dal nipote, che lo avrebbe colpito con estrema violenza utilizzando uno sgabello più volte alla schiena e al corpo, oltre a diversi pugni al volto. «Non ho avuto altra scelta», avrebbe spiegato Grossi, ricordando di aver afferrato un coltello custodito nel comodino della camera da letto per tentare di fermare quella furia incontrollata.
La lite, secondo quanto ricostruito, sarebbe scoppiata per futili motivi: Fabrizio non trovava gli abiti da indossare per far rientro a Roma. Un banale diverbio che si è trasformato in un violento scontro fisico. Ringraziamenti alla comunità di Sante Marie Massimo Grossi ha voluto anche esprimere la sua gratitudine alla comunità di Sante Marie: «Ringrazio di cuore tutti per la vicinanza che mi avete mostrato in questo momento così difficile», avrebbe dichiarato, ancora provato per le ferite riportate e per la tensione degli eventi. Il precedente penale del nipote: condannato nel 2012 per le aggressioni a zio e nonni.
Le indagini sull’episodio proseguono, ma emerge un quadro preoccupante sul passato di Fabrizio Grossi, tuttora ricoverato in condizioni gravissime all’ospedale di Avezzano. Il 35enne era già stato arrestato e condannato nel 2012 a due anni e otto mesi di reclusione per le continue aggressioni ai danni dello zio Massimo e della nonna paterna Alma D’Amadio. Secondo l’accusa dell’epoca, il giovane, tossicodipendente, avrebbe «prevaricato, ingiuriato, minacciato e malmenato quotidianamente i prossimi congiunti con lui conviventi, infliggendo loro sofferenze fisiche e morali tali da rendere abitualmente dolorosa e mortificante la convivenza familiare». L'arrestato è difeso anche dall'avvocato Carla Vitale.
Il 23 giugno 2011 avrebbe lanciato bicchieri contro lo zio e distrutto il mobilio di casa, il 17 luglio dello stesso anno, armato di un bastone, lo avrebbe colpito causandogli lesioni, pochi giorni dopo, il 22 luglio, avrebbe tentato di colpirlo con una forchetta, il 28 luglio lo avrebbe minacciato di morte brandendo un bastone, tra il febbraio e il marzo 2012, avrebbe minacciato e insultato ripetutamente la nonna Alma e lo zio Massimo, arrivando a costringerli a lasciare l’abitazione per paura di essere uccisi. Le frasi riportate nei verbali di allora parlano da sole: “Ti devo tagliare la gola, vi ammazzo tutti e due”, avrebbe gridato alla nonna, tentando di farsi consegnare il denaro di famiglia. In paese si parla ormai apertamente di una “tragedia annunciata”. Negli ultimi anni lo zio aveva più volte manifestato la propria paura per l’atteggiamento del nipote. Le condizioni di Fabrizio Grossi, trasferito d’urgenza in ospedale e sottoposto a un delicato intervento chirurgico, restano gravissime.
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