Un lavoratore straniero sbarcato a Pescara

ABRUZZO / L'APPROFONDIMENTO 2

Sono in 7.700 nei campi del Fucino, ma i giovani scelgono il reddito di cittadinanza

Arrivati altri 141 operatori agricoli dal Marocco. Fabrizi (Confagricoltura L'Aquila): "Gli stranieri sono qualificati, invece gli abruzzesi sono ormai anziani" 

L'AQUILA. Dei circa 7700 operatori che lavorano nelle aziende agricole e nei campi del Fucino, circa la metà è composta da migranti in arrivo ogni anno dal Pakistan o dal Marocco per la stagione dei raccolti. L'altra metà dei dipendenti è italiana, inquadrata con un regolare contratto, ma con un'età media elevata, perché i giovani si avvicinano difficilmente a queste professioni e, anzi, spesso preferiscono continuare a ricevere il reddito di cittadinanza e altri sussidi statali anziché provare a immettersi nel mondo del lavoro.

A sottolineare i dati è Confagricoltura L'Aquila, con il suo direttore Stefano Fabrizi, che ha organizzato il volo charter Casablanca-Pescara con a bordo 141 operatori agricoli destinati ai campi della piana del Fucino, arrivati nel  pomeriggio (mercoledì 28 aprile) all'aeroporto d'Abruzzo.

L'arrivo dei marocchini all'aeroporto d'Abruzzo

Gli stagionali stranieri si aggiungono ai 189 già arrivati alcune settimane fa (in 175 sono destinati alle 45 aziende agricole del Fucino) grazie all'intesa raggiunta tra la Farnesina e Confagricoltura L'Aquila, e a un'altra task force organizzata dalla Coldiretti di 142 lavoratori dal Marocco (diretti in parte ad Avezzano e nel resto della Marsica e in parte nelle campagne di Aosta, Piacenza, Rovigo, Verona e Mantova). L'anno scorso, quando fu organizzato il primo "corridoio verde" in piena emergenza sanitaria per superare il blocco delle frontiere e salvare così la raccolta di ortaggi e patate, erano arrivati in Abruzzo circa 500 stagionali in più tornate.

“Quest'anno la situazione è cambiata – racconta il direttore di Confagricoltura L'Aquila Stefano Fabrizi - buona parte degli stranieri, temendo un nuovo blocco delle frontiere, in autunno non è ripartita. Gli operatori hanno preferito rimanere nelle loro case marsicane anche durante l'inverno. Circa il 30 per cento di quelli che sono andati via, poi, sono rientrati a marzo tramite una triangolazione messa in piedi con Francia e Spagna, perché le frontiere con l'Italia erano bloccate”.

La domanda che si fanno tutti è: perché attingere alla manodopera straniera e non utilizzare gli italiani? Specie se gli stipendi sono di tutto rispetto: dai 1.200 ai circa 2mila euro mensili a seconda delle specializzazioni. Il servizio di intermediazione tra domanda e offerta di lavoro di Confagricoltura "Agrijob" destinato a chi aspira a lavorare in agricoltura, come racconta Fabrizi, ha raccolto circa 500 curriculum tra il 2020 e il 2021. “La verità è che gli stranieri si sono altamente specializzati, lavorando anche da vent'anni nelle stesse aziende e ricoprendo mansioni che gli italiani rifiutano – rimarca senza peli sulla lingua Stefano Fabrizi – gli abruzzesi che lavorano nei campi della Marsica ci sono, ma sono tutti anziani, perché i giovani invece scelgono di prendere il reddito di cittadinanza e altri sussidi statali oppure preferiscono il call center ai campi di ortaggi e patate. Loro invece hanno ruoli di responsabilità nelle aziende, organizzano i carichi e le squadre di lavoro, conoscono i tempi dei raccolti e guidano i mezzi agricoli. Ma questo è un problema comune anche ad altri settori: alla pastorizia, all'edilizia, all'artigianato”.

“Adesso – conclude Fabrizi – stiamo mandando all'ufficio di collocamento una richiesta per 19 addetti alla pastorizia e all'allevamento del bestiame, il titolo preferenziale è che sappiano cavalcare. Si occuperanno della guida delle mandrie, come i cow boy americani, per uno stipendio di 800 euro al mese, vitto e alloggio compreso. Molto di più di una cassiera del supermercato. Eppure queste professioni non attirano i giovani e allora il bestiame si riduce e i pascoli diventano preda di orsi e caprioli”.

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