Spara tre colpi di pistola nell’androne di casa della ex: un anno e otto mesi di reclusione

È la pena (sospesa) patteggiata da un 50enne di Bagnaturo, finito sul banco degli imputati per aver esploso tre colpi con la pistola scacciacani nell'androne della ex. Sul posto erano intervenuti i carabinieri di Popoli
PRATOLA PELIGNA. Un anno e otto mesi di reclusione più il pagamento delle spese processuali. È la pena (sospesa) patteggiata da un 50enne di Bagnaturo, finito sul banco degli imputati per aver esploso tre colpi con la pistola scacciacani nell'androne della ex. Il patteggiamento è stato accordato dal giudice per le udienze preliminari del tribunale di Pescara, Giovanni De Renzis, che ha accolto l'istanza dell'avvocato difensore, Uberto Di Pillo.
La vicenda risale allo scorso 26 aprile. Dalla ricostruzione dell’episodio è emerso che il 50enne si era recato nottetempo sotto casa della sua ex, non avendo accettato la fine della relazione sentimentale. Nell’androne del condominio aveva quindi esploso tre colpi di pistola, urlando contro la donna e minacciandola di morte. Un episodio che aveva scosso non solo la persona offesa ma anche i residenti della palazzina.
Sul posto erano quindi intervenuti i carabinieri della compagnia di Popoli Terme per raccogliere le testimonianze. In seguito i militari della compagnia di Sulmona avevano sequestrato due pistole scacciacani a casa dell’uomo. Non essendoci i termini per la flagranza di reato, per il 50enne era scattata inizialmente una denuncia a piede libero. Ma poi, su disposizione del gip, si erano aperte le porte del carcere. I carabinieri infatti, grazie anche all’ausilio delle telecamere di videosorveglianza private, erano riusciti a ricostruire per filo e per segno la vicenda. La donna di 51 anni, assistita dall’avvocato Ugo Milia del foro di Pescara, aveva presentato una denuncia, riferendo persecuzioni abituali e condotte prevaricatrici nell’ultimo periodo. Il 50enne di Bagnaturo, dal canto suo, ha respinto le accuse, sostenendo che i suoi atteggiamenti sono dipesi dal fatto che la donna non gli faceva vedere i figli e che lo scorso 26 aprile aveva ricevuto la telefonata della figlia di sei anni che l’aveva turbato.
Intanto la misura cautelare è stata allentata: dai domiciliari il 50enne è passato all'obbligo di dimora a Sulmona. Contestualmente è stato aperto un fascicolo anche dal Tribunale per i minorenni dell'Aquila, chiamato a pronunciarsi sul mantenimento della potestà genitoriale. ©RIPRODUZIONE RISERVATA