Spedizione provette, l’ira dei dializzati
Per sperare in un trapianto di reni devono inviarle a proprie spese
SULMONA. Pazienti dializzati in attesa del trapianto di reni costretti a spedire nei centri specializzati, a loro spese e via posta, le provette con il sangue da analizzare. L’esame è finalizzato a verificare l’eventuale compatibilità con gli organi a disposizione degli ospedali. Una situazione di precarietà che, secondo i pazienti, comprometterebbe anche i risultati in quanto le provette “viaggiano” come pacchi postali ordinari, quindi sottoposti anche a sbalzi di temperatura. La Asl replica di non poter garantire il servizio di spedizione delle provette in ogni centro scelto individualmente dal paziente. Da tempo, i malati chiedono alla Asl più attenzione ai loro problemi ma la protesta è ulteriormente montata qualche giorno fa, quando a un dializzato le Poste hanno rifiutato la spedizione del pacco. L’odissea di E.C., un dializzato sulmonese in attesa di trapianto, è cominciata lo scorso anno, quando a causa delle sue precarie condizioni di salute, i medici gli hanno consigliato di mettersi in lista di attesa.
Solo a Sulmona, sono una quindicina le persone con problemi ai reni che sperano in un trapianto. I pazienti lamentano il fatto che la Asl non offra servizi adeguati alle loro esigenze. Ogni due o tre mesi, infatti, i dializzati in attesa di trapianto devono spedire, nei centri specializzati in cui sono in lista di attesa, delle provette contenenti il sangue da analizzare. In base al risultato delle analisi si stabilisce l’ eventuale compatibilità del paziente con i reni a disposizione. Tutto questo, però, avviene a spese del malato. In pratica, il centro dialisi dell’ospedale cittadino svolge i prelievi poi consegna le provette ai pazienti che, via posta, devono spedirle nelle strutture specializzate in trapianti. «Le Poste», lamenta E.C., «accettano i pacchi non senza difficoltà, in quanto contengono liquidi organici. Soltanto qualche giorno fa, ho dovuto attendere un giorno per far partire i pacchi destinati ai centri in cui sono in lista di attesa e ritengo che questo sistema di spedizione potrebbe alterare il risultato delle analisi. È scandaloso e umiliante, la sanità pubblica dovrebbe tutelare chi ha problemi di salute, non ultimo sotto il profilo economico».
La spedizione di ognuno di questi pacchi varia dai 15 ai 25 euro e ogni paziente è iscritto, per accorciare i tempi attesa per il trapianto, in almeno due o tre centri specializzati a livello nazionale. Da parte sua la Asl non sembra essere sorda alle richieste. «Il paziente è libero di scegliere le strutture specializzate dove mettersi in lista di attesa», spiega il direttore generale della Asl, Giancarlo Moroni, «ma l’azienda non può garantire il servizio di spedizione delle provette in ogni centro scelto individualmente da ogni paziente. La spedizione postale appare l’unica soluzione possibile. La Asl, attualmente, offre il servizio di prelievo nei centri dialisi».