Tasse e zona franca, le spine

Gli industriali ai politici: scelte concrete per lo sviluppo
L'AQUILA. Com'è la città 27 mesi dopo il sisma lo sanno tutti. Come sarà lo sanno in pochi. Pochissimi. Industriali e sindacalisti, vescovi e artigiani, politici di destra e sinistra provano a dirlo nella saletta di Confindustria dove quattro ore di dibattito fiaccano le energie, sì, ma è un tentativo di dare una lettura al futuro della città. Ci provano i Giovani imprenditori trascinati dall'entusiasmo della presidente Alessandra Rossi. È un peccato che resti vuota la sedia del sindaco Massimo Cialente. Dice per lui l'assessore Pierluigi Pezzopane: «C'è un consiglio comunale importante». Le prove tecniche da aspirante sindaco le fanno in due: da un lato Giorgio De Matteis vicepresidente del consiglio regionale (Mpa) e dall'altro il parlamentare Pd Giovanni Lolli. La difesa del governo «e della straordinarietà del Progetto Case» è affidata al senatore Filippo Piccone. Al centro, fuor di metafora, Rodolfo De Laurentiis consigliere d'amministrazione Rai e coordinatore regionale Udc. Marcano visita Raffaele Bonanni (Cisl) e l'arcivescovo Giuseppe Molinari che manda un telegramma di benedizione. «Scegliere oggi per intraprendere domani» è la domanda che il moderatore Angelo De Nicola gira ai relatori. Ma le risposte girano al largo.
IN PLATEA. Il vescovo ausiliare Giovanni D'Ercole dice di sentirsi «il papà, anzi lo zio dei giovani imprenditori» e che bisogna passare «dai progetti ai programmi» «perché vedo tante potenzialità ma scarse capacità di fare sintesi». Sarà così anche stavolta. Pierluigi Panunzi (vicepresidente Giovani imprenditori) guadagna il leggìo per ricordare «lo sforzo delle imprese, soprattutto locali, di mantenere inalterati gli organici e gli investimenti pre-sisma», ma ammette che «ci si aspettava di più dalle misure annunciate dal governo: va bene la zona franca a Lampedusa ma quella dell'Aquila che fine ha fatto?» e strappa l'applauso.
LE SCELTE. Chiama a schierarsi e a scegliere il vicepresidente del consiglio regionale. Dice De Matteis: «Confindustria è una sede neutrale: facciamo qui un confronto su cose serie, visione strategica sì ma ancorata alla realtà. Ne dico alcune: che fine farà il Progetto Case? Ci andranno gli studenti, i militari? E le aree bianche? Un'altra colata di cemento senza regole? Come collegare i poli Est e Ovest? Come far dialogare le nuove periferie? Cosa fare dei fondi Anas e Ferrovie? Come usare i fondi Cipe? Basta dire che i soldi non ci sono, diciamo alla gente cosa vogliamo fare di questa città».
IL CREDITO. «C'è un problema di accesso al credito, i centri di comando delle banche non stanno sul territorio», dice Angelo Taffo (Confartigianato) ed è musica per le orecchie dei promotori della Banca di credito cooperativo dell'Aquila ugualmente ben visti dalla Chiesa locale. Elenco nel quale c'è lo stesso Taffo, così come la Rossi, l'avvocato Roberto Madama e Matteo Gizzi notati in sala. «L'altro problema è che, dopo due anni, i cittadini vorrebbero cominciare a sentire qualche risposta. In Veneto mi dicono i colleghi che le cose funzionano per via della Lega, che tiene in mano l'interruttore di questo governo». Secca la replica del senatore Pdl Filippo Piccone: «Intervento fuori dal seminato», con chiusura finale sulle tasse. Piccone: «I soldi non ci sono, è normale che chi prende lo stipendio le paghi. L'Aquila punti su innovazione e ricerca: basta rendite di posizione, di cui questa città ha goduto e che spesso non ha adeguatamente sfruttato. In questa città non bisogna aspettarsi posti di lavoro pubblici». Replica De Laurentiis: «È vero, i problemi del territorio erano preesistenti al terremoto, ma basta liti e occorre trovare il giusto collegamento anche logistico sull'asse con Roma per uscire dall'isolamento».
L'AUTOCRITICA. Non manca un po' di sana autocritica, come quella che pronuncia il deputato Lolli. «Siamo tutti inadeguati, me per primo, a una sfida epocale come quella di ricostruire dopo un terremoto. Ma qualcosa ce l'abbiamo anche noi, come l'eccellenza dei laboratori di fisica nucleare del Gran Sasso (in sala la direttrice Lucia Votano, ndr) per cui c'è un progetto di realizzare un istituto di specializzazione: ci sono i soldi, non si riesce a fare. Abbiamo l'università, ma senza alloggi per gli studenti è finita. Thales Alenia è rimasta qui, ma per colpa di un accordo di programma da pochi soldi non ottenuto si sono perse altre opportunità. Infine, non si trova la sede per la formazione dei quadri Telecom, l'ex Reiss Romoli. Insomma, c'è da fare».
IL SAGGIO TREVISANI. Rumorio in sala quando Cesare Trevisani, vicepresidente nazionale di Confindustria e componente del gruppo dei saggi della ricostruzione (che si è raccolto attorno alla struttura tecnica di missione) confessa candidamente di mancare dall'Aquila dall'autunno dell'anno scorso. «Per la ricostruzione del centro storico», suggerisce, «bisognerà puntare su tecnologie altamente innovative». Si guardano negli occhi i sindacalisti della Cgil Gianni Di Cesare e Umberto Trasatti, seduti accanto ai colleghi della Uil Pietro Paolelli e Fabio Frullo.
CORAGGIO E POLITICA. La sintesi è affidata alla presidente dei Giovani imprenditori Alessandra Rossi. «No slogan su zona franca e tasse, servono fatti concreti. Il modello ci è stato suggerito dal nunzio apostolico Orlando Antonini che dice: "L'Aquila com'era, ma meglio di com'era". Pensiamo a una città che sia un gioiellino urbanistico ma pronta ad aprirsi su Roma anche grazie al parco dello Sport, l'idea del sindaco Alemanno per agganciarci alle Olimpiadi 2020. Mi piace chiudere con le parole del direttore del Centro Sergio Baraldi: «I cittadini si aspettano, da chi li amministra, coraggio, verità, ambizione. Ambizione di pensare grandi progetti per rinascere. Verità sui sacrifici che ci attendono e sulle cose che possiamo costruire. Coraggio di non fare da soli, ma insieme agli altri».
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