Tornimparte, l'arcivescovo vieta «Ju Calenne» ed è polemica

Molinari scrive al parroco: niente riti pagani davanti alla chiesa

TORNIMPARTE. Sul rito de «Ju Calenne» è polemica tra la comunità tornimpartese e la Curia. La tradizione, che il paese condivide con altre comunità nel mondo, si ripete da 700 anni. Ora si scontra con la volontà dell'arcivescovo d'impedire che si svolga davanti alla chiesa di San Panfilo.

«Ju Calenne», un grande albero privato dei suoi rami, viene innalzato davanti alla chiesa di San Panfilo a Villagrande ogni anno, da 7 secoli, nella notte tra il 30 aprile e il 1º maggio. Un rito che ha radici pagane, ma che la comunità ha da sempre legato al cristianesimo. Simboleggiava, per le antiche popolazioni, la festa per la fine della stagione invernale ed era un rito propiziatorio per una stagione fertile per le messi. Nel tempo è diventato una «preghiera collettiva» al santo patrono, affinché protegga la comunità. Da quando è stata riportata in vita, nel 1973 (dopo una cinquantina di anni di dimenticanza), la tradizione è stata interrotta soltanto nei due anni successivi al sisma per l'inagibilità del campanile della chiesa, al quale l'albero viene fissato con grandi funi. A fermarla, quest'anno, potrebbe essere la Curia.

L'arcivescovo Giuseppe Molinari ha scritto una lettera al nuovo parroco di Villagrande, don Leonard Sabas Mmasi, per esortarlo a fare in modo che l'albero non venga innalzato davanti alla chiesa. «È un rito pagano», si legge nelle motivazioni del vescovo, e non può essere svolto davanti a luoghi cristiani. Come facile immaginare, la lettera ha sollevato polemiche in paese. Dal 1973 nessun arcivescovo si era opposto al cosiddetto «Albero del maggio»: Costantino Stella e Mario Peressin. Lo stesso Molinari aveva sempre accettato che la tradizione si svolgesse sul sagrato della chiesa. Pure i parroci che si sono succeduti nel tempo avevano, in fin di dei conti, condiviso il rito. Tra loro don Natale Chelli, responsabile della Caritas aquilana.

Nella lettera l'arcivescovo cita anche il parere negativo dela Soprintedenza ai Beni culturali della Curia, discordante rispetto a quello della Soprintendenza ai beni culturali e paesaggistici dell'Abruzzo che, nel 1992 realizzò una buca sul sagrato della chiesa. Ma la comunità non intende fermarsi davanti alla volontà dell'arcivescovo, e già sta preparando il rito per la notte del 30 aprile. (m.g.)

© RIPRODUZIONE RISERVATA