Trattamento macerie, precari a spasso

La protesta dei 170 addetti: servizio sospeso dopo la fine delle lavorazioni nei siti pubblici. FabianI: solo breve pausa

L’AQUILA. Non esiste dipendente che operi nel settore della ricostruzione che non viva le incertezze sul futuro del proprio posto di lavoro. Nei giorni scorsi c’è stato l’appello dei 40 addetti che si occupano dello smaltimento delle pratiche i quali chiedono arretrati ma anche certezze.

Ma c’è anche chi sta peggio. È il caso dei centosettanta operai impiegati nel trattamento delle macerie. Oggi, infatti, scade il contratto che li legava al loro importante servizio.

Essi, va ricordato, vennero assunti a tempo determinato poco dopo il terremoto del 6 aprile 2009 per conto dell’Asm tramite una società privata la A.G. Group che nella sostanza ha fatto da intermediario. Inizialmente erano state chiamate a lavorare una quarantina di persone. Poi, visto che il lavoro era sensibilmente aumentato, gli assunti, sempre interinalmente, sono diventati 170.

«Ci troviamo in una condizione davvero poco invidiabile», dicono alcuni addetti alla lavorazione delle macerie che si fanno portavoce anche degli altri colleghi, «visto che perderemo il lavoro. Ci sorprende il fatto che la nostra attività è quasi decisiva in relazione all’attività di ricostruzione tuttavia ora ci troviamo in difficoltà solo perché al momento è finito il lavoro riguardante lo smaltimento delle macerie pubbliche».

«A nostro avviso», aggiungono, «la colpa è dei nostri politici che sono stati poco lungimiranti e speriamo che possano venire incontro alle esigenze di 170 famiglie nell’interesse della stessa ricostruzione». A essere chiamato direttamente in causa è lo stesso presidente dell’Asm, il commercialista Luigi Fabiani. «Va subito detto», precisa, «che queste persone, che comunque tenteremo di aiutare, sapevano bene che il loro lavoro era a tempo determinato. Anzi, inizialmente, gli assunti erano molti meno, poi per via delle esigenze maturate in corso d’opera sono aumentati. Noi ci siamo occupati di macerie pubbliche ma ora siamo anche in grado di occuparci in modo analogo anche delle macerie private». In tale modo sarebbe possibile il riempimento e il ripristino di alcune cave tra cui quella di Pontignone. Un periodo di pausa, pertanto, sarà inevitabile in attesa di riprendere il trattamento delle macerie dei privati.

«Il lavoro non dovrebbe mancare», spiega il presidente dell’Asm, «e solo per avere un’idea sul volume di cose da fare nel settore privato si pensi ai 200 appartamenti da demolire nell’area tra Pettino e Cansatessa».

A questo va aggiunto che sono almeno mille i fabbricati che nella zona sono da abbattere o abbattuti. Questo aspetto, comunque, va considerato e lascia intendere che il servizio riguardante il trattamento andrà ancora avanti per diversi anni.

Fabiani, comunque, ritiene che quando l’attività del trattamento sarà ripresa queste persone, gradualmente, torneranno al lavoro dando la precedenza a coloro che non hanno maturato indennità di disoccupazione. Ma si tratta di discorsi ancora prematuri.

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