Tre giorni senza irrigazione, sindaci divisi

Le aziende: la proposta del Consorzio non risolve il problema della siccità

AVEZZANO. L'idea di stare tre giorni senza irrigazione viene bocciata senza appello dagli agricoltori marsicani. Si tratterebbe, a sentir loro, di un «palliativo che non risolve il problema della siccità. I sindaci, che eventualmente dovranno modificare l'ordinanza iniziale, sono divisi tra coloro che si affidano al Consorzio e coloro che non accettano altre limitazioni. Al momento sono le patate e i finocchi che soffrono di più per la mancanza di acqua.
Le carote, le insalate e i pomodori preferiscono sopportano invece meglio la penuria di acqua. Ciò non toglie che nel giro di qualche settimana, se il caldo torrido dovesse proseguire, l'emergenza sarà a 360 gradi. «Far irrigare solo per quattro giorni non risolve nulla», insiste Ottavio Perrotta, della coop “La serra”, «perché in quei quattro giorni tutti si precipiteranno a irrigare, anche chi non avrà necessità». Ma i quantitativi di acqua a disposizione sono sufficienti? «Tre giorni sono troppi», fa eco Giuseppe Cerrato, titolare di un'azienda, «soprattutto per le piantine».

I sindaci si dividono di fronte alla prospettiva di una nuova ordinanza. «Abbiamo sempre rispettato le indicazioni del Consorzio», sostiene Camillo Cherubini, di Luco, «l'essenziale è che le condizioni valgano per tutti». «Se la cosa può aiutare ben venga», interviene Erminia Raglione, vice sindaco di San Benedetto, «anche se il discorso gestione dell'acqua andrebbe rivisto». Il sindaco di Pescina, Maurizio Radichetti, ha le sue perplessità. «Ci sono dei terreni che meritano una gestione migliore», sostiene, «per questo stiamo studiando delle soluzioni alternative». Il responsabile del settore agricoltura per An, Berardo Silvestri, si chiede che fine abbiano fatto i 60 milioni stanzianti dalla passata giunta regionale per gli invasi.