Troppe tasse, chiude agriturismo

Cerchio, la protesta di Macerola: «I sacrifici di una vita buttati via per pagare spese e imposte»
CERCHIO. «Per mantenere aperta un’attività, oggi, c’è bisogno di avere un conto in banca pieno di soldi con cui pagare solo le spese». Ieri, al corteo organizzato dal coordinamento marsicano “9 dicembre” c’era anche Sabrina Macerola, accompagnata da suo figlio di soli 16 anni. Macerola qualche giorno fa è stata costretta a chiudere il suo agriturismo “La Locanda” di Cerchio. «Sono qui per manifestare tutto il mio dissenso», spiega, «per quanto mi è accaduto ma anche per solidarietà nei confronti delle persone nella mia stessa situazione».
«Giovedì scorso», racconta, «ho dovuto chiudere l’agriturismo, che fino a tre anni fa, gestivo con mio marito. Lui è morto tre anni fa. Sapeva quello che mi aspettava e fu lui a dirmi “Chiudi, prendi i nostri risparmi e fai viaggiare nostro figlio. Portalo via dall’Italia”. Io all’epoca non l’ho ascoltato, anche per rispetto della sua famiglia, che ha sudato tanto per costruire la struttura e per mantenere l’appezzamento di terra intorno».
«Mia suocera», ricorda, «se n’è andata a lavorare in Australia per fare i soldi da investire sull’agriturismo che ha costruito a Cerchio. Una volta rimasta da sola, sono stata costretta ad assumere del personale. Con i soldi degli incassi non riuscivo più a pagare nemmeno le spese. Così ho tirato avanti fino a quando avevo i risparmi in banca. I sacrifici di una vita sono serviti a pagare spese e tasse. Insieme a mio marito ho seguito corsi sui prodotti biologici e sulla raccolta differenziata. Offrivamo solo beni coltivati nel nostro agriturismo. Ci siamo reinventati con la fattoria didattica e abbiamo offerto servizi mirati, su cui ci siamo aggiornati anche visitando altre zone d’Italia. Non è bastato. Offrire qualità costa. Le tasse affondano gli imprenditori e la gente non ha più soldi da spendere. I clienti preferiscono mangiare solo una pizza e se avanza, di questi tempi, se la riportano pure a casa. Per me ora la priorità è mio figlio. E la cosa che mi avvilisce di più è che dove viviamo, chiunque continua a dirmi “Se vuoi sistemarlo vedi se conosci qualcuno o se qualche politico può appoggiarti”». (m.t.)
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