Sulmona

Si schiantò sotto effetto di cocaina: chiesto il giudizio per don Daniel

17 Dicembre 2025

L’ex parroco di Rivisondoli finì fuori strada mentre rincasava: per i medici aveva assunto droga. Il suo legale pronto a dare battaglia: «Sostanza ingerita per sbaglio. Gli esami non provano nulla»

SULMONA. Il sostituito procuratore della Repubblica di Sulmona, Edoardo Mariotti, ha chiesto il processo per don Daniel Cardenas, il sacerdote colombiano balzato alle cronache lo scorso anno dopo essersi schiantato con l’auto contro il guardrail sulla statale 17, tra Sulmona e Pratola Peligna ed essere risultato positivo alla cocaina. L’accusa è quella di guida sotto effetto di sostanze stupefacenti. L’udienza predibattimentale è stata fissata per il prossimo 14 maggio 2026. Il fatto risale al 10 marzo 2024, quando, secondo l’accusa, il sacerdote aveva perso il controllo della sua Toyota, finendo contro il guardrail in località Santa Brigida, sul territorio comunale di Pratola Peligna, mentre tornava a casa. Soccorso immediatamente da alcuni passanti fino all’arrivo sul posto di un’ambulanza, era stato poi trasportato nel pronto soccorso dell’ospedale cittadino e sottoposto agli accertamenti di prassi. Gli esami tossicologici avevano dato esito positivo ed evidenziato che, il sacerdote alla guida della Toyota, si era messo al volante dopo aver assunto cocaina. Un valore alto, pari a mille. Per questo gli agenti del commissariato di Sulmona, gli stessi che erano intervenuti sul posto per effettuare i rilievi, avevano proceduto a ritirare la patente al prete, denunciandolo a piede libero all’autorità giudiziaria dopo aver acquisito il referto del pronto soccorso e dopo aver raccolto le testimonianze dei presenti. Il caso aveva scatenato una serie di reazioni, soprattutto a Rivisondoli, dove don Daniel era parroco. Alcune settimane dopo l’incidente, il vescovo di Sulmona-Valva, Monsignor Michele Fusco, aveva sospeso il sacerdote dall’esercizio del ministero. Sospensione che è ancora in atto e che aveva portato al trasferimento di don Daniel da Rivisondoli a Roseto degli Abruzzi. Dal canto suo il sacerdote inizialmente si era sfogato, spiegando di essersi ritrovato da solo ad affrontare una serie di problematiche in diverse circostanze per poi affidare la sua difesa all’avvocato Gerardo Marocco, che a sua volta aveva spiegato come il prete non si fosse messo alla guida in stato di alterazione, e che avesse ingerito la sostanza per errore. Secondo la tesi difensiva, gli esami medici non proverebbero il fatto che il sacerdote, al momento dell’incidente, avesse assunto droga. Sarà il giudice predibattimentale a stabilire se le accuse siano solide per essere sostenute in giudizio. 

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