Uccide l'ex e il nuovo compagno, il giudice dell'Aquila conferma l'ergastolo

Burhan Kapplani il 17 gennaio del 2013 a Bazzano uccise a colpi di pistola l'ex moglie e il nuovo compagno di lei. Sentenza confermata in appello
L'AQUILA. La corte d’Appello dell’Aquila (presidente Luigi Catelli) ha confermato la pena dell’ergastolo a Burhan Kapplani, il 51enne imprenditore albanese che il 17 gennaio del 2013 uccise a colpi di pistola, nel parcheggio di un supermercato di Bazzano l'ex moglie Orietha Boshi e il nuovo compagno di lei Sheptim Hana, rispettivamente di 36 e 39 anni. La Corte, rispetto alla sentenza di primo grado, ha rimodulato la pena eliminando i sei mesi di isolamento diurno inflitti in primo grado. È stata confermata la premeditazione dell’omicidio come aveva chiesto il procuratore generale Romolo Como che ha sostenuto l’accusa.
Togliendo i sei mesi di isolamento i giudici hanno in qualche modo riconosciuto all’imputato il diritto, in primo grado, di poter ricorrere al rito abbreviato che all’epoca non fu concesso inibendo quindi ogni riduzione di pena. La Corte, invece, ha escluso l’aggravante della minorata difesa (l’impossibilità cioè da parte delle vittime di reagire alla violenza compiuta nei loro confronti. Il che significa, ma le motivazioni lo chiariranno meglio, che l’assassino non si trovò di fronte due persone totalmente inermi e che quindi in teoria erano in grado di reagire). C’è poi l’aspetto del risarcimento del danno, risarcimento che è stato riconosciuto a due dei quattro figli dell’uomo, e cioè ai due che sono oggi ancora minorenni (gli altri due, attualmente maggiorenni, hanno rinunciato al risarcimento).
Ai due ragazzi (che hanno come curatore speciale l’avvocato Ersilia Lancia e sono stati rappresentati in giudizio dagli avvocati Gian Luca Totani e Giuliana Martinelli) andranno 450mila euro a testa. L’uomo aveva una avviata azienda di materiale edile lungo la via Mausonia fra Monticchio e Bagno. L’azienda oggi è sotto sequestro, anche se opera regolarmente perché affidata (dal punto di vista gestionale) a un parente dell’imputato. Si tratta comunque di un patrimonio ingente. Le motivazioni della sentenza saranno rese note entro il 30 settembre.
Pur trattandosi della conferma dell’ergastolo l’imputato avrà, nel tempo, tutte le possibilità di accedere agli strumenti previsti dalla legge relativi a permessi e riduzione di pena ed è ipotizzabile che fra una ventina d’anni l’albanese possa tornare in libertà, anche se la Corte ha stabilito, a fine pena, la misura dell’espulsione. L’imputato è stato difeso dagli avvocati Leonardo Casciere e Tommaso Colella. Per le parti civili: Massimo Manieri, Giuliana Martinelli, Gian Luca Totani, Sonia Giallonardo, Francesco Valentini e Antonello Bonanni.
©RIPRODUZIONE RISERVATA


