Un convegno su Gioacchino Volpe 

Due giorni all’Aquila, il 14 e 15 dicembre, dedicati allo storico di Paganica

L’AQUILA. Gioacchino Volpe, abruzzese di Paganica, è stato un grande storico del Novecento italiano. Molti studi sono stati dedicati alla sua attività scientifica negli anni precedenti alla Seconda Guerra mondiale, minore attenzione è stata dedicata al suo lavoro nel periodo successivo. Per colmare questa lacuna, l’Istituto abruzzese per la storia della Resistenza e dell’Italia contemporanea organizza all’Aquila il convegno “Gioacchino Volpe nell’Italia contemporanea”, il 14/15 dicembre nella sala Ipogea del Consiglio Regionale.
Il 14 dicembre, con la presidenza di Guido Melis (Sapienza Università di Roma), parteciperanno Giovanni Belardelli (Università di Perugia), Margherita Angelini (Università di Padova), Guido Pescosolido (Sapienza Università di Roma), Mirco Carrattieri (Liberation route Italia), Lorenzo Grilli. Il giorno seguente, 15 dicembre, con la presidenza di Gianni Scipione Rossi (Iasric), le relazioni di Francesco Perfetti (Giunta storica nazionale), Giuseppe Parlato (Istituto storico italiano per l’età moderna e contemporanea), di Marco Trotta (Università d’Annunzio Chieti-Pescara), Federico Poggianti (Università Pegaso).
Al suo forte legame con l’Abruzzo, nel dopoguerra, Volpe dedicò alcuni articoli pubblicati sul quotidiano Il Tempo, poi raccolti in Ritorno al paese. Paganica, pubblicato dal figlio Giovanni. Se ne parlerà nel pomeriggio del 15 dicembre in un incontro coordinato da Giuseppe Lalli, con letture di Fabrizio Pompei.
Gioacchino Volpe nacque a Paganica nel 1876: laureato alla Normale di Pisa, dal 1906 fu professore di storia moderna all’Accademia scientifico-letteraria di Milano. Ufficiale, nella prima guerra mondiale fu decorato con medaglia d'argento al valore militare. Dal 1924 al ’40 insegnò storia moderna all’Università di Roma. Fu eletto deputato nel 1924 nel listone fascista. Durante il regime si adoperò per la liberazione dal confino del suo allievo Nello Rosselli e di altri, tra cui Piero Calamandrei. È stato segretario generale dell’Accademia d’Italia dal 1929 al 1934 e socio nazionale dell’Accademia dei Lincei dal 1935 al 1946. Monarchico, dopo l’8 settembre 1943 scelse di non aderire alla Rsi. Alla fine della seconda guerra mondiale, epurato, fu allontanato dall'insegnamento e si dedicò agli studi, pubblicando numerosi volumi, e in particolare L'Italia moderna, in tre tomi, tra il 1949 e il 1952.