«Urban center, regolamento da rivedere»
Tre promotori chiedono di riaprire il percorso di condivisione rielaborando tutto il documento
L’AQUILA. Sull’Urban center riceviamo una nota – di cui pubblichiamo ampi stralci – a firma di Antonella Marrocchi, Donato Di Ludovico, Marino Bruno: «Un Urban Center è utile alla città ed ai suoi abitanti, alle amministrazioni pubbliche, a quanti vogliono più direttamente assumere responsabilità collettiva per le decisioni e le scelte riguardanti la comunità».
«Perché questo avvenga è necessario un Urban center che funzioni presto e bene, dove il dialogo ed il confronto costruttivo prevalgano sui conflitti per il bene della città».
«In questa prima, e troppo lunga, fase di formazione degli organismi statutari dell’Urban Center dell’Aquila, e soprattutto con l’elezione del presidente, sono emerse proposte organizzative e indicazioni di lavoro molto spesso distanti dai princìpi fondatori espressi dallo Statuto e dall’idea di Urban Center delineata dal comitato promotore nominato dall’amministrazione comunale nel 2013, e composto dall’Istituto nazionale di urbanistica, dall’associazione Policentrica e da rappresentanti del Comune».
«La visione di quel comitato aspirava a un Urban Center autonomo e indipendente, orientato a una funzione enzimatica, acceleratore di scelte progettuali, catalizzatore di idee, di interessi, di posizioni critiche, accomunate in uno scenario di partecipazione interattiva».
«In poche parole un Urban Center “plurale”, una “Casa della città” capace di dar voce ai diversi portatori d’interesse, non per l’esercizio di un formale diritto consultivo ex post su scelte già prese quanto per un’effettiva partecipazione che coinvolga la città e il suo territorio».
«Attraverso un paziente e lungo confronto, un gruppo di soggetti che ha sempre creduto nell’idea originaria di Uc impressa nello Statuto, costituito dalle organizzazioni del volontariato, del terzo settore, del mondo sindacale, dagli ordini professionali degli architetti e ingegneri, dall’Università dell’Aquila, oltreché dall’Inu e da Policentrica, ha cercato in tutte le fasi di superare questa determinazione alla discontinuità, di stemperare i notevoli conflitti sociali e politici presenti nell’Uc, di richiamare l’attenzione sull’assenza del Comune, di trovare una sintesi delle tante posizioni evitando personalismi. Nonostante tutto questo, la distanza è aumentata e le differenze si sono accentuate. Anche l’elezione del comitato scientifico e la successiva proposta di regolamento hanno rappresentato un ulteriore momento di divisione».
«Oggi la proposta di regolamento, presentato dal comitato scientifico in carica, rafforza questa rottura. È nostro impegno far evitare all’Urban Center i rischi di derive tecnocratiche e tecnicistiche, di impoverimento culturale, di subalternità agli interessi economici, di condizionamento e collateralismo politico. È questa la speranza che ci accompagna e sono questi i caratteri che chiederemo ancora una volta di condividere al presidente e a tutti i soci nelle prossime occasioni assembleari. Siamo convinti che si possa riaprire il percorso di condivisione rielaborando integralmente il regolamento, condizione necessaria perché la città possa fruire di un vero luogo di confronto».