Urla e striscioni contro Berlusconi

Da Castelnuovo a Tempera la contestazione dei «terremotati di serie B».

L’AQUILA. Hanno cercato di tenerli fuori, lontani dalle tante telecamere e dai flash dei fotografi accalcati in attesa dell’arrivo del premier Berlusconi. I ragazzi dei comitati cittadini, «armati» di striscioni, hanno rumoreggiato a lungo guardati a vista dalle forze dell’ordine. Poche decine di manifestanti bloccati lì al bivio di Onna, a soli 200 metri dal «villaggio» realizzato di fronte al vecchio borgo ridotto a un cumulo di macerie. «Una sola grande opera: ricostruire L’Aquila dal basso» e ancora «L’Aquila riparte con i cittadini sparsi in ogni parte?». Questi, due degli striscioni esibiti all’ingresso del paese. E lungo quei duecento metri, altri «lenzuoli» di protesta anche contro la scelta di annullare il programma «Ballarò» a vantaggio di «Porta a porta». «Prima terremotati, poi ostaggi mediatici. Grazie Vespa».

Così i comitati, nati all’indomani del 6 aprile, hanno accolto il giornalista della Rai. Qualcuno è, però, riuscito ad aggirare i controlli e a farsi trovare davanti alle prime villette di legno, realizzate dalla Provincia autonoma di Trento con i fondi della Croce Rossa, proprio all’arrivo del presidente Berlusconi seguito dal solito corteo di auto blu. Un blitz attuato da un gruppetto di donne di Tempera, un’altra delle frazioni del comune dell’Aquila dove tanti sono stati i danni provocati dal terremoto. «Tempera. Dove andremo a settembre? No alle deportazioni». Così lo striscione tenuto bene, e a lungo, in vista. «Non è giusto puntare i riflettori solo su un paese» hanno commentato. «Anche noi avevamo chiesto le case di legno, ma nessuno ci ha ascoltato. Ed ora dovremo aspettare chissà quanto per poter avere gli alloggi del progetto Case».

Tra la folla ondeggiante al passaggio del premier, rigorosamente scortato dalle guardie del corpo, qualcuno è riuscito ad alzare un altro cartello. «Castelnuovo ringrazia per il nulla». Altri hanno tirato su un lenzuolo con su scritto «terremotati di serie B, tante grazie presidente». Una sorta di «guerra tra poveri» che qualcuno aveva già preventivato, quando è stato chiaro che non ci sarebbero state case a sufficienza per tutti e che, comunque, i tempi di attesa per alcuni sarebbero stati più lunghi che non per altri. E la voce dei manifestanti, riusciti ad entrare alla spicciolata nella «nuova Onna» passando per i campi, si è fatta sentire alla fine quando Berlusconi ha consegnato la prima casa a una delle 94 famiglie di Onna. Qualcuno ha intonato un «Vergogna, vergogna».

E c’è chi gli ha dato del «pedofilo». Voci che i fan del Presidente, incitati anche da un uomo del suo entourage, hanno cercato di sovrastare con applausi e una serie di «viva Silvio». Un parapiglia, con tanto di siparietto finale di cui è stato protagonista un uomo che, superando il cordone di sicurezza, è riuscito ad abbracciare e sollevare il suo leader al grido di: «Sono 50 anni che lotto contro il comunismo». Berlusconi ha commentato con un «bravo». I manifestanti con un «fatti ricoverare!».